sabato 27 marzo 2021
Il presidente della Croce rossa internazionale: «Si insiste sul "nazionalismo del vaccino" lasciando indietro i Paesi poveri. In Italia arruolare nelle somministrazioni gli studenti di medicina»
Rocca (Cri): «Dosi per tutti, basta egoismo»

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Osservata dalle corsie d’ospedale dei Paesi ricchi la situazione resta difficile. Vista dalle periferie del mondo «è di estrema preoccupazione». La sicurezza sanitaria non è dietro l’angolo. «E la corsa al vaccino sta ribadendo e allargando le diseguaglianze». Francesco Rocca non è pessimista. Ma per il presidente della Federazione internazionale delle associazioni di Croce rossa e a capo della Cri italiana, «se da una parte abbiamo visto slanci di generosità di alcuni Stati, dall’altra si approfitta della crisi per tagliare la cooperazione internazionale e aggravare anche gli effetti della pandemia».



Il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca: inaccettabile che vengano lasciati indietro i Paesi poveri
La necessità di arruolare il maggior numero di volontari: «Pronti a immunizzare anche con gli autisti»

Dal suo ufficio di Ginevra, cosa osserva in proposito di risposta mondiale alla pandemia?

La corsa al vaccino mostra come stiano aumentando e accelerando le le diseguaglianze. Se non si vaccinano tutti e non si vaccina in fretta, rischia di diventare inutile anche questa corsa al vaccino che i Paesi occidentali stanno facendo, accaparrandosi le dosi in commercio e lasciando alla finestra tantissimi altri Paesi. Come movimento internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sosteniamo il progetto Covax, che sta alleggerendo la pressione nei Paesi in via di sviluppo, ma ovviamente parliamo di poche milioni di dosi distribuite. Anche per questo guardiamo con interesse al memorandum tra l’Inmi Spallanzani e l’Istituto Gamaleya di Mosca per valutare l’uso dello Sputnik.



Quali sono i limiti e rischi dell’approccio globale alla pandemia?
Se le nazioni ricche insistono su questa specie di "nazionalismo del vaccino", forse la maggior parte degli altri Paesi non saranno in grado di accedervi, sia a causa di accordi esclusivi tra Paesi ricchi e aziende farmaceutiche che per l’inevitabile ritardo nella produzione di un numero sufficiente di dosi.

Con quali conseguenze?
Ciò significa che le persone che devono misurarsi con i sistemi sanitari più deboli, dove il Covid-19 sta presentando un conto devastante, non saranno vaccinate e la pandemia persisterà a lungo. Ma non è il solo problema, semplicemente perché questo approccio non funziona. Con ogni paese che agisce per proprio conto, la tendenza è quella di alzare il prezzo dei vaccini più promettenti e di fare una grande scommessa nella scelta tra i molti possibili candidati. Di fatto rendendo meno accessibile la vaccinazione per tutti.

Il piano Covax, con cui si vuole far arrivare il vaccino risponde a queste esigenze?
Occorre prestare la stessa attenzione a come i vaccini e gli altri prodotti di base vengono distribuiti una volta raggiunti i Paesi, compreso il modo in cui raggiungono le comunità isolate ed emarginate che vivono all’ultimo miglio. In altre parole, iniziative come CovaxX assicurano che i vaccini raggiungano le piste degli aeroporti nelle capitali dei Paesi partecipanti. Ma non garantiscono che quei vaccini lascino la pista e arrivino nelle braccia di tutti coloro che ne hanno bisogno. Abbiamo lanciato un piano da 100 milioni di franchi svizzeri (90 milioni di euro) progettato per sostenere la vaccinazione di 500 milioni di persone. Tuttavia, il sostegno a questo progetto deve ancora realizzarsi, abbiamo ricevuto solo il 3% dei finanziamenti necessari.

Veniamo all’Italia. Quali suggerimenti ha dato la Croce rossa italiana al governo?
Se vaccini, come si spera, arriveranno per raggiungere i livelli di somministrazione di Paesi come Israele o Regno Unito bisognerà allargare allargare la platea di chi può effettuare le iniezioni. Bisogna coinvolgere non solo medici, infermieri, dentisti, farmacisti, ma per esempio anche agli studenti dell’ultimo anno di medicina, così come altre professioni sanitarie, ma sempre sotto il coordinamento e la presenza di un medico. Gli stessi “Osss” (operatori socio assistenziali specializzati, ndr) hanno nella declaratoria Stato-Regioni l’abilitazione a svolgere iniezioni intramuscolo e sottocutanee sotto guida infermieristica. Perciò sotto la guida di un medico o di un infermiere è possibile moltiplicare e accelerare la somministrazione del vaccino.

E la Croce Rossa, che molto ha fatto in questo anno, cos’altro può mettere a disposizione?
Penso al modello israeliano, dove la “Magen David Adom” (lo Scudo rosso di David, equivalente della Croce rossa, ndr) ha messo a disposizione anche gli autisti delle ambulanze , comunemente noti come paramedici, per effettuare i vaccini. In una situazione d’emergenza serve anche una legislazione d’emergenza che dagli studenti di medicina ad altri volontari consenta di potenziare la risposta sanitaria alla pandemia.

Una domanda personale: di tanto in tanto lei viene indicato come possibile candidato al Campidoglio. Quali programmi ha per il futuro?
Voglio essere chiaro. Non so chi abbia voluto mettere in giro questa voce. Ma no, non mi candiderò a sindaco di Roma. E’ una ipotesi che non metto neanche in preventivo, specialmente con tutto quello che la Croce rossa Italiana e il movimento internazionale di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa hanno da fare per affrontare la pandemia che si lascerà dietro non solo decine di migliaia di altre vittime, ma ingiustizie sociali che avranno un impatto imprevedibile in molti contesti.


Ansa

In tutta Italia centri Cri per tamponi e vaccini

La Croce rossa italiana gestisce alcuni tra i più grandi hub vaccinali d’Italia (come quell di Termini e Fiumicino a Roma). Dal 12 aprile vedrà la luce un altro progetto per tamponi rapidi e gratuiti davanti nelle principali stazioni italiane. A pieno regime, la Cri punta a vaccinare tra le 1.500 e le 3.500 persone al giorno in ciascuna realtà.


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