mercoledì 6 aprile 2016
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ROMA Lesbo come Lampedusa. Con in più una forte valenza ecumenica. Dopo le notizie rimbalzate ieri dalla Grecia (a dare per primo la notizia è stato il sito greco Dogma.gr, rilanciato in Italia da Il Sismografo), sono arrivate in serata alcune conferme. È allo studio un viaggio del Papa nell’isola dell’Egeo, insieme con il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’arcivescovo ortodosso di Atene Hyeronimus per richiamare l’attenzione del mondo sul dramma dei mi- granti e dei profughi. Secondo il governo greco ci sarebbero anche le date, il 14 e 15 aprile. E a ricevere e accompagnare il Pontefice nella visita dovrebbe essere il premier Alexis Tsipras (mentre altre fonti parlano anche del presidente Prokopis Pavlopoulo). Ma il commento del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, è molto più prudente. «Posso confermare che esistono contatti a tale proposito con autorità civili e religiose – ha detto ieri in risposta alle domande dei giornalisti –. Tuttavia per parte della Santa Sede invito ad attendere comunicazioni ufficiali, sia a proposito di una decisione definitiva su tale viaggio, sia a proposito del luogo, sia a proposito della data. Al momento tali decisioni non sono ancora state prese». Ad ogni modo, qualora il progetto si realizzasse, Francesco ripeterebbe nel Mar Egeo la visita simbolo compiuta l’8 luglio 2013 a Lampedusa. Ieri l’analista del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Nikos Tzoitis, in una intervista a Tv2000, ha dichiarato: «Al momento non c’è un programma ufficiale, ma sicuramente ci sarà la visita al campo profughi di Lesbo, seguita da una preghiera e una dichiarazione congiunta per dare una risposta comune al fenomeno migratorio. La visita durerà una giornata». «L’iniziativa – ha aggiunto – è partita da tutti: dal Papa che ha espresso una precisa volontà, dal capo della Chiesa Grecoortodossa di Atene e con la benedi- zione del Patriarca ecumenico di Costantinopoli ». In tal modo la visita in progetto assumerebbe almeno due valenze: una ecumenica e l’altra come chiaro segnale alle istituzioni internazionali ed europee in particolare. Per ciò che riguarda il primo aspetto, tutto lascia presagire che si stia profilando una forma nuova di ecumenismo, che si affianca a quell’«ecumenismo del sangue» di cui Francesco parla spesso in riferimento alla testimonianza talvolta estrema data dai cristiani di diverse confessioni a seguito delle persecuzioni. Un «ecumenismo della carità verso i migranti», si potrebbe dire, che trova concordi cattolici e ortodossi. «Il significato di questo incontro – ha sottolineato il rappresentante del patriarcato di Costantinopoli – è dare una risposta cristiana ad un problema che sconvolge in questo momento non solo l’Europa ma tutto il mondo. Una risposta al grande problema dei profughi provenienti da tutte le parti del mondo. Queste persone trovano il primo approdo nell’isola di Lesbo per questo l’incontro avverrà qui». E a tal proposito va ricordato che l’arcivescovo Hyeronimus, il mese scorso, oltre a recarsi tra i rifugiati presenti al porto del Pireo, ha inviato una lettera alle istituzioni europee nonché ad altri capi religiosi ortodossi per sensibilizzare queste comunità su quello che ha definito «un dramma per tutta l’Europa». Emerge così anche l’altra valenza, cioè il segnale 'politico' del viaggio, dal momento che esso giungerebbe mentre entra in vigore l’accordo tra Ue e Turchia che prevede l’espulsione dalla Grecia verso la Turchia di tutti i migranti irregolari arrivati dopo il 20 marzo passando attraverso il confine turco. È noto quanto disse il 18 marzo scorso durante una visita a Skopje il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin: «Dovremmo sentire umiliante dover chiudere le porte, quasi che il diritto umanitario, conquista faticosa della nostra Europa, non trovi più posto». Così come sono noti i gesti simbolici compiuti dal Papa anche in altri contesti: l’eucaristia celebrata a Ciudad Juarez, al confine tra Messico e Usa, il 17 febbraio scorso, e la messa in coena Domini del 24 marzo, in cui ha lavato i piedi ad alcuni profughi del Cara di Castelnuovo di Porto. Non manca, infine, chi sottolinea come la visita sarebbe non solo un incoraggiamento all’accoglienza, ma anche verso gli abitanti di terre come Lesbo che di fronte all’arrivo dei migranti si trovano in prima linea. L’isola di Lesbo si trova nell’Egeo nord orientale di fronte alla Turchia. Con i suoi 1.630 kmq e una popolazione di oltre 90mila abitanti è la terza isola greca per superficie e l’ottava del Mediterraneo. E per la sua posizione geografica da almeno due anni è punto di arrivo per i profughi siriani che vogliono recarsi in Europa. Il Papa e il Patriarca, al loro secondo viaggio insieme dopo quello in Terra Santa del 2104, raggiungerebbero dunque uno degli epicentri principali del fenomeno migratorio in questa parte del mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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