martedì 16 aprile 2013
I costi della burocrazia appesantiscono la prevenzione. I programmi per la difesa del suolo sono coordinati da alti funzionari con cui si duplicano i costi. L’assessore emiliano: «Noi siamo fortunati, il nostro si appoggia agli uffici regionali».
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«L’ufficio del Commissario Straordinario per il Dissesto Idrogeologico ha dimostrato di non esserci, salvo la consistente presenza nella contabilità del Ministero dell’Ambiente e della Regione Calabria»: così scriveva la Cgil all’indomani dell’alluvione che sommerse gli scavi di Sibari. Alcuni mesi dopo, una nuova emergenza e scopri che, mentre l’Appennino frana, il commissario dell’Emilia Romagna si trova all’estero. «Non è compito suo gestire l’emergenza», puntualizza l’assessore regionale alla sicurezza del suolo Paola Gazzolo. Vero. Spetta alla Regione - e non al commissario incaricato dal ministero dell’Ambiente di gestire i fondi stanziati per la prevenzione - tenere d’occhio le trentamila frane attive e le quarantamila potenziali della montagna emiliana. E per dirla tutta, la Regione quel commissario lo considera inutile: «fin dal 2010 abbiamo fatto presente al ministro che questa figura gestisce le emergenze - ammette l’assessore - e che per l’attuazione del piano per la mitigazione del rischio idrogeologico bastava l’intesa tra lo Stato e le Regioni». Si sa com’è andata. Nel 2010, per varare gli accordi di programma, la Prestigiacomo impose un commissario ad ogni Regione e, tra tagli e ripensamenti, gli ex prefetti e i docenti universitari chiamati a ricoprire il prestigioso incarico sono rimasti una delle poche certezze dell’emergenza frane. Forse perché non le gestiscono, anche se vengono pagati per evitarle. Lautamente. Tant’è che la spending review ha dovuto darci un taglio. All’inizio, i compensi arrivavano a 150mila euro /anno. Una cifra destinata a lievitare, se si considerano le spese degli uffici, e che viene sottratta al risicato budget della prevenzione. Figurarsi i mugugni locali: per zittirli, i compensi sono stati ridotti di un terzo. Senza però fermare costi della burocrazia: nella delibera Cipe del 20 gennaio 2012, che assegna le risorse per il rischio idrogeologico al Sud, appaiono ad esempio delle criptiche "azioni di sistema" che non sono muri anti-frana né opere contro le alluvioni eppure assorbono la ragguardevole cifra di 5 milioni di euro. Non a caso, per gli emiliani, «Vincenzo Grimaldi (il commissario straordinario al piano ordinario dell’Emilia Romagna; ndr) è un uomo intelligente perché ha deciso di farsi supportare dai nostri uffici, evitando di duplicare i centri di spesa». Infatti, il commissario si avvale delle strutture regionali. Del miliardo stanziato dal ministero dell’ambiente tre anni fa, all’Emilia-Romagna sono toccati solo 145 milioni: «insufficienti» per la Regione, che "cofinanzia" (ne mette 64) e dei restanti è riuscita a incassarne poco più della metà. Eppure, per la Gazzolo «l’accordo è la risposta giusta al problema, anche perchè attiva un volano economico e occupazionale, ma il governo ci deve assicurare continuità nei finanziamenti». Una revisione sarebbe imminente: gli accordi scadono a fine anno e Clini ha già tentato di cancellare i commissari, ma è stato fermato dal parlamento. Sta lavorando a un decreto per limare ulteriormente i loro compensi.
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