venerdì 3 agosto 2012
​Era atteso per domani. «Non conosciamo gli atti». La procura potrebbe rispondere con una contromossa: chiusura delle indagini senza deposito degli atti e contestuale richiesta di rito immediato per il governatore.
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​Sceglie il silenzio, Roberto Formigoni. Niente faccia a faccia con i magistrati, come invece aveva paventato nei giorni scorsi. Un cambio di strategia messo nero su bianco con la sostituzione in corsa del legale, Salvatore Stivala, il quale ha rinunciato all’incarico e a a cui subentra Mario Brusa, storico avvocato del governatore.Solo pochi giorni fa il suo ormai ex difensore assicurava che il presidente della Regione Lombardia avrebbe risposto alle domande dei magistrati. Giusto il tempo per trovare una data per l’interrogatorio, anche ad agosto. Tanto che la procura lo attendeva per domani. Qualcosa, però, deve aver fatto cambiare idea al governatore, accusato di corruzione aggravata dalla transnazionalità, perché avrebbe ricevuto benefit di lusso per circa 7,8 milioni di euro dal faccendiere Pierangelo Daccò in cambio dell’approvazione di delibere favorevoli alla Fondazione Maugeri.Come primo atto, l’avvocato Brusa ha depositato una memoria difensiva dalla quale si evince che Formigoni è intenzionato a farsi sentire solo dopo aver letto tutti gli atti. Una mossa non da poco. Gli atti investigativi, infatti, potranno essere visionati a chiusura di indagine con il deposito alle parti di tutta la documentazione su cui basa l’accusa la procura. L’avvocato Brusa lamenta come allo stato gli inquirenti non abbiano messo a disposizione della difesa le carte dell’inchiesta. Brusa, affiancato dall’avvocato, Luigi Stortoni parla di «complessi» atti «amministrativi» da studiare e che una «adeguata difesa» non può «prescindere» dall’analisi di tutte le fonti di prova e degli atti di indagine. La procura potrebbe rispondere con una contromossa che certo i legali di Fomigoni hanno preventivato: una chiusura delle indagini senza deposito degli atti, perché non è escluso che i pm possano decidere di procedere con una richiesta di processo con rito immediato, mostrando le carte solo in fase di giudizio.Lo scorso 25 luglio, il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, avevano recapitato l’invito a comparire, fissando l’interrogatorio per il 28 luglio, con tempi abbreviati a causa dello stato di detenzione dei co-indagati, tra cui il faccendiere Daccò e l’ex assessore regionale Antonio Simone.Intanto stamani davanti al Tribunale del Riesame verrà discusso il ricorso di Pierangelo Daccò, dell’ex presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, e dell’ex direttore amministrativo, Costantino Passerino, contro i sequestri che hanno colpito i loro beni (yacht, ville, conti correnti, terreni e anche mille bottiglie di vino pregiato) e quelli degli altri tre arrestati, tra cui l’ex assessore dc Antonio Simone, per un valore totale di oltre 53 milioni.
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