mercoledì 7 agosto 2013
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Seimila metri quadrati di spazi coperti, 22 ettari di terreno. Cinquanta persone al lavoro quando sarà a regime. Potrebbe essere la struttura per il “dopo di noi” più grande d’Italia quella che verrà inaugurata a fine settembre sulle colline romagnole, tra Bertinoro e Forlimpopoli. Nata su iniziativa delle famiglie Fornino e Valmori, due imprenditori della zona che si sono trovati a condividere in famiglia un figlio con disabilità, la struttura - che ha già cominciato lentamente a lavorare - punta tutto sull’integrazione con il territorio. Così la grande mensa, per circa 200 pasti giornalieri, servirà anche aziende della zona, le palestre saranno aperte a tutti, la lavanderia industriale sta chiudendo accordi per il lavaggio dei pannolini degli asili e delle scuole materne dei comuni limitrofi, il maneggio, pensato per la pet-therapy, aprirà i cancelli a anche a tutti coloro che vorranno avventurarsi sulle colline a cavallo. Ma resterà, su tutto, la mission iniziale, il progetto che ha portato alla creazione di una Fondazione e alla nascita della cooperativa “Insieme per crescere” che gestirà tutti i servizi.«La preoccupazione dei genitori nella difficile gestione della disabilità è anche quella legata al “dopo di noi” - si legge sul sito della Fondazione Fornino Valmori onlus -  a quella fase di incertezza derivante dalla preoccupazione che i propri figli non possano avere una piena identità personale. La Fondazione si configura quindi come risposta al “dopo di noi”, da realizzarsi nel “durante noi”. I famigliari possono infatti essere accolti per periodi più o meno lunghi o permanere in specifici appartamenti messi a disposizione dalla Fondazione stessa». Pietro Berti, presidente della neonata cooperativa, racconta dei tanti sacrifici che sono stati fatti per potere a termine questa grande operazione. E non si riferisce solo alla metratura: «Vogliamo partire un po’ alla volta – spiega – perché ci sentiamo addosso tutto il peso delle responsabilità. Abbiamo aperto un tavolo di collaborazione con il pubblico, ma partiremo in un primo tempo come struttura unicamente privata, e puntando molto a un nuovo modello di residenzialità per le persone disabili che vogliono, e possono, sperimentare percorsi di autonomia». Ogni settore della cooperativa dovrà dunque puntare all’autosufficienza, e non mancheranno le sperimentazioni: la prima, dove saranno impiegati anche operatori con disabilità, sarà l’apertura di un ristorantino biologico a km zero (il nome non c’è ancora), pensato anche per una clientela turistica. Poi lo spazio infanzia, che – da ottobre -  si occuperà anche di riabilitazione per bambini con disabilità. «Tutte le risorse necessarie sono state messe dalle due famiglie che hanno costituito la Fondazione – continua Berti – e solo saltuariamente abbiamo ricevuto fino ad oggi qualche donazione. La scommessa sarà andare avanti: cominceremo mettendo a disposizione sei posti nella struttura residenziale, e con una dozzina di operatori. Poi,  a Natale, dovremmo essere quasi a posto». Inaugurazione il 28 settembre con le autorità della regione Emilia-Romagna, è stato invitato Vasco Errani, e i sindaci della zona. Il 29, domenica, open day per chi vorrà visitare la struttura.
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