venerdì 13 marzo 2020
«Con il nuovo Dpcm si va nella direzione giusta, ma i sindaci chiedono di chiudere anche parchi e mercati e non si capisce se possiamo emettere le ordinanze»
Attilio Fontana

Attilio Fontana - Ansa

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Milano «Passi in avanti ma nel decreto ci sono ancora discrasie. Abbiamo chiesto al governo delle precisazioni». Raggiunto al telefono il governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana, in questi giorni in prima linea assieme alla sua squadra nell’arginare il contagio del Covid- 19, spiega che con le azioni di contenimento messe in campo dal governo, con il nuovo decreto firmato mercoledì dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «finalmente si sta andando nella direzione giusta». Il governatore della Lombardia invita poi i suoi cittadini a «non mollare» a impegnarsi nel rispetto delle misure adottate, quindi a stare a casa il possibile, perché «da comunità bisogna pensare all’interesse di tutti e soprattutto a quello dei più fragili che sono i più esposti».

Presidente Fontana, è soddi- sfatto? Ha insisto tanto in questi giorni...
Le nostre richieste di misure di contenimento alla diffusione della malattia erano ancora più 'spinte'. Tuttavia, questo nuovo intervento del governo può servire a far capire ai cittadini che siamo in una situazione seria. Che non si deve assolutamente sottovalutare il problema. Non bisogna farsi prendere dal panico, e nemmeno bisogna nemmeno lasciarsi andare ad atteggiamenti deleteri o a imprudenze. Le regole vanno rispettate da tutti per il bene di tutti.

Settimane fa ha ricevuto molte critiche per aver indossato la mascherina in video e per aver da subito prospettato misure di contenimento molto dure, come appunto quelle applicate in Cina, che lì sembrano aver funzionato...
Non volevo certo creare il panico ma avvisare i cittadini che il problema è molto serio. E che riguardava tutti. Alla gente non devi mai nascondere la verità. Noi non lo abbiamo fatto.

I dati dicono che nell’ex zona rossa di Codogno la quarantena ha funzionato. Ha appena incontrato i sindaci lombardi e molti chiedono di fare ancora di più, come chiedeva lei nei giorni scorsi...
I sindaci mi hanno chiesto di poter intervenire immediatamente anche nella chiusura dei parchi, dei giardini, dei mercati all’aperto. Su tutto ciò che può generare assembramento e quindi contagio. Il problema è che da un punto di vista normativo non siamo sicuri di poter emettere delle ordinanze o dei provvedimenti in questo senso, perché esiste un decreto del presidente del Consiglio che va in direzione opposta. Temo che questi atti possano essere contestati. Oggi (ieri, ndr) ho fatto una richiesta specifica al governo, quindi mi aspetto a breve una risposta di chiarimento.

Il mondo economico lombardo teme le conseguenze dell’emergenza...
Già all’inizio dell’epidemia abbiamo presentato al governo un piano economico di interventi, attraverso i quali sostenere la Lombardia, così da ripartire al più presto, una volta superati i problemi attuali. Il nostro pacchetto di misure prevede aiuto e sostegno a famiglie, imprese, lavoratori dipendenti e autonomi, a tutti. Siamo convinti che il governo risponderà positivamente e quindi mi sento di rassicurare i cittadini.

Governatore, come sta rispondendo all’emergenza il sistema sanitario regionale?
Il problema che noi stiamo affrontando è quello di stressare il nostro sistema sanitario dovendo affrontare un numero elevato di malati che richiedono ospedalizzazioni e terapia intensiva. Il nostro sistema, e voglio elogiare tutti coloro che sono impegnati, è riuscito a recuperare in pochi giorni circa 200 nuovi posti letto in terapia intensiva passando a più di mille. Oggi in Lombardia i ricoverati in terapia intensiva sono 605. Ma dobbiamo assolutamente invertire la tendenza, perché queste risposte straordinarie, arrivati a un certo punto, rischiamo di non poterle più dare. Perché oltre ai posti letto e alla tecnologia servono medici e infermieri e da questo punto di vista iniziamo a essere in difficoltà. Ora abbiamo una deroga per gli specializzandi e vogliamo richiamare i pensionati. Già prima di questa crisi servivano almeno 500 medici, avremmo anche le risorse per assumerli, ma una norma nazionale ci impedisce di farlo. E qui torniamo al discorso dell’autonomia, ovvero poter gestire le risorse anche in base alle nostre necessità. Per questo in futuro voglio potenziare assolutamente la Sanità.

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