mercoledì 30 ottobre 2019
Il capo politico M5s attacca la convenzione da 24 milioni in tre anni per Radio radicale. Il Blog delle stelle: blocchiamo questa porcata. Con l'emittente si schierano Pd, Italia Viva e le opposizioni
Fondi editoria, Di Maio attacca. Radio Radicale, ok fino alla gara
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Altalena nel governo sulla cruciale questione dei fondi all’editoria. Da un lato il sottosegretario Andrea Martella, che ha la delega per il settore, sta cercando di perseguire l’obiettivo, dichiarato martedì alla commissione Cultura della Camera, di «ridefinire e stabilizzare il sistema della contribuzione diretta».

Anche con il rinvio di un anno, proposto in manovra, dei tagli decisi dal precedente esecutivo. Dall’altro è però il capo politico del M5s e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ad attaccare la proroga della convenzione con Radio Radicale con otto milioni annui per il triennio 2020-2022, contenuta sempre nella bozza di manovra finanziaria. «Ma diamoli ai terremotati...», ha detto, anticipando che il tema sarebbe stato al centro del vertice di oggi.

Al termine del quale Martella ha detto che l’intesa che entra nella manovra prevede la prosecuzione del servizio «fino all’espletamento di una gara ed è confermato lo stanziamento di 8 milioni all’anno». La gara, peraltro sempre chiesta anche dall’emittente radicale, sarà nell’aprile 2020, precisa di Maio. Che insiste: «I 24 milioni non ci sono più. Anche Radio Radicale conoscerà il libero mercato, la smettiamo con la mangiatoia dei soldi pubblici». Oltre a questo tema nel vertice si sarebbe ragionato sulle difficoltà dell’intero settore dell’editoria con un accordo di massima sull’intero pacchetto di Martella.

L’attacco iniziale era stato rafforzato anche da un post sul Blog delle Stelle in cui si annunciava battaglia parlamentare per «bloccare questa porcata». M5s, che è anche contro il rinvio dei tagli, si rende conto di essere in minoranza e conclude: «Ci sono battaglie che dobbiamo essere orgogliosi di perdere».

Immediata è stata infatti la reazione di gran parte del mondo politico, a partire dagli alleati di governo del Pd fino alle opposizioni. Il dem Filippo Sensi, già portavoce di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, parla di «riflesso pavloviano» del M5s quando si tratta di democrazia, pluralismo e diritto all'informazione. Ma le parole di Di Maio e del blog non sono piaciute neanche dentro il movimento. La deputata Doriana Sarli ha preso esplicitamente le distanze. L'argomento principale, ricordato dal direttore dell'emittente Alessio Falconio - e da esponenti del partito radicale - è che la radio «svolge da 43 anni un servizio pubblico di interesse generale, come riconosciuto anche dall'Autorità per le comunicazioni».

nsorge il Pd, che definisce quelle dei pentastellati «dichiarazioni vergognose». La convenzione «non è in discussione», rassicura Luigi Marattin (Italia Viva). Anche dal centrodestra si levano voci in dissenso. La forzista Anna Maria Bernini parla di «sciacallaggio politico», perché si unisce l'attacco ai media utilizzando la circostanza dell'anniversario del terremoto di tre anni fa in Umbria, sul quale - l'affondo – i governi di cui Di Maio ha fatto parte «non hanno fatto nulla».

Intervengono anche Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, auspicando che «anche questo attacco venga respinto dal governo e dal Parlamento e che i fondi vengano assicurati a Radio Radicale e a tutte le voci delle minoranze e delle differenze».

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