mercoledì 27 novembre 2019
Ipotizzati i reati di riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita. Gli investigatori: carte e bancomat a disposizione di alcuni parlamentari
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi (Ansa)

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi (Ansa)

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Ancora guai per la fondazione Open. Ieri sono state venti le perquisizioni in 11 città, disposte dai pm di Firenze che indagano sull’organizzazione che dal 2012 al 2018 ha finanziato le iniziative politiche di Matteo Renzi.

La Guardia di Finanza è andata a bussare alla porta dei finanziatori della fondazione. Perquisito e sotto indagine anche Marco Carrai, imprenditore storico amico di Renzi e membro del Cda di Open. Il M5s che chiede una commissione di inchiesta sui fondi ai partiti e gli esponenti di Italia Viva che chiamano in causa la Casaleggio e Associati. L’ex premier e segretario del Pd parla di operazione fatta «all’alba, in grande stile» e «di forte impatto mediatico». E non manca di sottolineare come i pm che hanno disposto il blitz siano gli stessi che hanno di recente firmato l’arresto dei suoi genitori (per la vicenda di presunte false fatturazioni di alcune società), provvedimento «annullato qualche giorno dopo dal tribunale del Riesame». In un lungo post su Facebook il leader di Iv sostiene che chi ha aiutato Open lo ha fatto secondo le norme e pone il problema di poter liberamente finanziare della politica senza finire dentro un «massacro mediatico». In più passaggi Renzi sottolinea, infine, pur ribadendo fiducia nella giustizia, che la lente d’ingrandimento vada solo su alcune fondazioni e alcuni politici. «Qualcuno prima o poi unirà i fili di ciò che è successo in questi mesi», rimarca. Infine, l’affondo sulla commissione, che - dice, ribadendo quanto detto dai suoi per tutto il giorno - va bene, ma dovrebbe essere allargata alle «società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche italiane, certo. Ma non solo». Cinesi, ad esempio, dice il deputato di Iv Luciano Nobili, rimandando alla polemica sui rapporti M5s-Pechino.

Indagare anche su Rousseau? «Indagate su quello che volete, non c’è problema», replica Luigi Di Maio cha a caldo ha rilanciato la commissione, da inserire nel contratto di governo. «È evidente che c’è un problema serio per quanto riguarda fondi e finanziamenti che ricevono i partiti, che finalmente abbiamo disciplinato con la nuova legge anticorruzione », ha detto il capo politico pentastellato. Cauto il premier Giuseppe Conte che non ha commentato i fatti di ieri e sulla Commissione ha rimandato alla sovranità del Parlamento.

L’inchiesta è iniziata a settembre con una perquisizione nello studio fiorentino dell’avvocato Alberto Bianchi, già presidente di Open, dove sono stati sequestrati i bilanci e l’elenco dei finanziatori. «È stato fatto tutto alla luce del sole», la difesa del legale, indagato per traffico di influenze illecite. Nei confronti di altri indagati, dei quali non si conosce numero e identità, vengono ipotizzati i reati di riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita aggravata e false comunicazioni sociali. La procura procede anche per violazioni della legge sul finanziamento ai partiti.

La Open, secondo gli investigatori, avrebbe proprio funzionato come estensione di un partito. L’attenzione si sarebbe appuntata sulle primarie dem del 2012 e su ricevute di versamenti da parlamentari. Nelle perquisizioni di ieri i finanzieri avrebbero cercato pure carte di credito e bancomat che sarebbero stati nella disponibilità di parlamentari. Open, nata nel 2012 come 'Big Bang', ha finanziato le convention della Leopolda, le campagne per le primarie che portarono Renzi alla segreteria del Pd (2012 e 2013) e la campagna elettorale per il 'Sì' al referendum costituzionale (2016).

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