mercoledì 9 agosto 2017
Tra gli uccisi il presunto boss Romito e due contadini testimoni involontari della strage. Monsignor Checchinato: violenza rischia di portarci alla giungla. Domani è atteso il ministro Minniti
Quattro morti in un agguato, due inseguiti e uccisi solo perché testimoni
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Erano a bordo di due auto le quattro persone uccise questa mattina in un agguato tra Apricena e San Marco in Lamis, nel Foggiano, vicino alla stazione. Le due auto distavano 300-400 metri l'una dall'altra. Le quattro vittime sono state uccise a colpi d'arma da fuoco, forse fucili. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che stanno indagando. Due vittime avevano precedenti penali, mentre le altre due erano incensurate. Il corpo di uno di loro è stato trovato nei pressi dei binari ferroviari vicino al luogo dell'agguato. Probabilmente l'uomo ha cercato di ripararsi dalla raffica di colpi d'arma da fuoco, ma non ce l'ha fatta.

Alla base dell'agguato potrebbe esserci la faida del vicino Gargano. Tra le quattro vittime, infatti, c'è anche Mario Luciano Romito, 50 anni, esponente di spicco di una famiglia in lotta feroce contro i Libergolis. Si tratta di due famiglie di allevatori di Manfredonia. L'uomo era scampato in precedenza a ben due agguati nel 2009 e nel 2010. Nel secondo caso rimase ferito gravemente, mentre il nipote Michele, 23 anni, venne ucciso. In precedenza era stato ucciso il fratello Franco, padre di Michele e fratello di Mario Luciano.

Mario Luciano Romito era già noto agli inquirenti. L'uomo viaggiava a bordo di una Wolksvagen con il cognato Antonio De Palma, 40 anni, pure lui ucciso.

Erano invece nel posto sbagliato al momento sbagliato le altre vittime dell'agguato. Si tratta di due agricoltori imparentati fra loro. I due contadini uccisi perché testimoni del duplice omicidio sono due fratelli: Luigi e Aurelio Luciani, rispettivamente di 47 e di 43 anni. Erano a bordo di un Fiorino e dopo il duplice omicidio avvenuto sotto i loro occhi, sono fuggiti ma sono stati inseguiti e costretti a fermarsi. A quanto sembra, uno dei due fratelli è sceso dal mezzo ed avrebbe tentato di fuggire a piedi, ma dopo aver percorso solo pochi metri è stato raggiunto dai killer e ucciso.
Nel Fiorino dei due testimoni dell'agguato sono stati trovati attrezzi utilizzati per coltivare la terra.

Secondo gli investigatori, l'agguato sarebbe la risposta al duplice omicidio avvenuto nel maggio scorso. I quattro morti di oggi sarebbero la reazione all'uccisione di Antonio Petrella e del nipote Nicola Ferrella, ammazzati a colpi di kalashnikov nel mercato di San Marco in Lamis. Intanto domani è atteso il ministro dell'Interno, Marco Minniti. Alle 16 presiederà una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica presso la prefettura di Foggia. Lo rende noto il Viminale spiegando che «a seguire il ministro incontrerà, oltre al sindaco del capoluogo, i sindaci di alcuni Comuni della provincia in relazione all'evento criminale odierno».

Monsignor Checchinato: violenza rischia di portarci alla giungla
«La violenza, in ogni sua forma, va sempre aborrita. È un male in sé ed essa crea solo ulteriori problemi» al territorio. Monsignor Giovanni Checchinato, vescovo di San Severo, commenta per il Sir la strage avvenuta oggi a San Marco in Lamis. Monsignor Checchinato ricorda che «la violenza non fa certo parte dello stile dei cristiani» e «rischia invece di portarci alla giungla». In un una realtà già «più volte preda di episodi simili», il vescovo richiama «alla legalità e alla condivisione di regole che tutti rispettino». «Pacta sunt servanda», ricorda il vescovo. «Servono regole e impegni - dice - per costruire comunione e una vera comunità». Il presule ricorda poi «l'impegno delle Chiese locali e delle Caritas per affrontare» i problemi della zona, «anche andando alla radice» dei fenomeni - quali povertà, disoccupazione, criminalità - che «colpiscono le nostre terre e la nostra gente».

Il sindaco di San Marco in Lamis: episodio orribile
«È un episodio orribile, non conosciamo ancora i dettagli di quanto avvenuto, ma negli ultimi mesi sono tanti gli episodi che hanno coinvolto la nostra provincia. Occorre al più presto un incontro tra tutti i rappresentanti del territorio con il ministro dell'Interno - lo sostiene il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla -. Vogliamo essere ascoltati così non si può andare avanti. Serve un intervento del governo, le istituzioni nazionali devono intervenire per la nostra provincia, non possiamo più assistere a questa efferatezza».



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