mercoledì 9 dicembre 2020
Una sorta di "tassa di sovranità". Nuovi arresti di esponenti della "società foggiana". Operazione partita dalle denunce di imprenditori minacciati. "Non fare l'eroe, paga o andiamo da tua figlia".
Foggia, facevano pagare il pizzo anche a un trafficante di droga

Ansa

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La mafia foggiana si faceva pagare il pizzo anche dalle attività illegali. Aveva infatti costretto un trafficante all'ingrosso di droga a versare 3mila euro al mese per non avere problemi. Una vera e propria "tassa di sovranità".

È uno degli episodi che hanno portato ieri all'arresto di due esponenti della "batteria" Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe della "società foggiana", la mafia del capoluogo della Capitanata. Coinvolto anche Federico Trisciuoglio ritenuto al vertice dell’omonimo clan, arrestato il 16 novembre nell'operazione "decimazione bis", alla quale i nuovi arresti sono collegati. Continua, dunque, la forte pressione delle forze dell'ordine e della magistratura, soprattutto sul fronte delle estorsioni. Un nuovo successo della "squadra Stato".

La nuova operazione, condotta dalla Polizia col coordinamento della Dda di Bari e della Procura di Foggia, è stata avviata grazie alla fondamentale collaborazione di alcuni imprenditori che hanno avuto il coraggio e la determinazione di denunciare le richieste estorsive e le intimidazioni subite, e ha permesso di accertare la piena operatività della "batteria" capeggiata dal Trisciuoglio che, malgrado lo stato detentivo in cui si trovava, fino al 16 novembre agli arresti domiciliari e poi in carcere, continuava ad impartire ordini ai propri affiliati gestendo le attività criminose e indicando gli imprenditori e i commercianti da colpire con pressanti richieste estorsive.

Esemplari due intercettazioni tra gli estorsori e una delle vittime. "Vedi che tieni dieci giorni di tempo, vedi se prepari i soldi. Eh, non fare la parte che non senti, vedi che non ti facciamo neanche azzuppà, prepara i soldi".

Nella seconda conversazione intercettata, le minacce tirano in ballo la famiglia dell'imprenditore. "Vedi che i 10 giorni stanno passando. Hai capito o no, non fare l'eroe, oh non fare l'eroe, non fare l'eroe, perché altrimenti questa volta andiamo a bussare a tua moglie e a tua figlia pure, vedi che devi fare, prepara i soldi, prepara i soldi". La nuova operazione conferma come la "società foggiana", spiegano i magistrati, "abbia realizzato una generalizzata, pervasiva e sistematica pressione estorsiva nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato come il "Sistema"".

Ha, inoltre "costituito una cassa comune, finalizzata al pagamento degli “stipendi” per i consociati, nonché al mantenimento dei sodali detenuti e dei loro familiari, anche attraverso il sostenimento delle spese legali, così sviluppando collaudati processi di gestione centralizzata nell’acquisizione e nella ripartizione delle risorse economiche".

E, come ben spiega il pizzo al trafficante di droga, la mafia "ha gestito il racket delle estorsioni come la riscossione di una vera e propria tassa di sovranità, registrando su un libro mastro la lista delle attività commerciali ed imprenditoriali estorte, nonché gli “stipendi” pagati agli associati".

Una mafia da un lato tradizionale, che regola "le dinamiche interne attraverso il sistematico ricorso alla violenza brutale, quale strumento di definizione degli assetti interni e delle gerarchie associative". Ma anche moderna, sviluppando "negli ultimi anni, una significativa vocazione imprenditoriale, ed una parallela opera di infiltrazione nel settore amministrativo, orientando il sodalizio mafioso verso un più evoluto modello di mafia degli affari". La conferma di una mafia in crescita, tutt'altro che di Serie B, assolutamente da non sottovalutare come, purtroppo, a lungo si è fatto.

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