lunedì 15 novembre 2010
Futuro e Libertà ha ritirato stamani i propri rappresentanti dal governo, aprendo una ulteriore crepa nella tenuta dell'esecutivo. Vertice della Lega di oltre due ore e mezza nella sede di via Bellerio a Milano e poi incontro con Berlusconi ad Arcore. Per esaminare le scadenze dei lavori di Camera e Senato il presidente della Repubblica vedrà domani pomeriggio i presidenti dei due rami del Parlamento.
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Futuro e Libertà ha ritirato stamani i propri rappresentanti dal governo, aprendo una ulteriore crepa nella tenuta dell'esecutivo di Silvio Berlusconi. La mossa era stata preannunciata nei giorni scorsi dal presidente della Camera Gianfranco Fini.Escono dal governo in rappresentanza del Fli il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, il vice ministro per il Commercio con l'Estero, Adolfo Urso, e i sottosegretari all'Ambiente, Roberto Menia, e alle Politiche agricole, Antonio Buonfiglio.Anche l'Mpa di Raffaele Lombardo ha annunciato il ritiro del proprio sottosegretario alle Infrastrutture, Giuseppe Reina.Il presidente del Consiglio, tuttavia, per quanto indebolito non è tenuto a dimettersi a seguito di questa defezione. L'obbligo di dimissioni per Berlusconi scatterebbe invece se perdesse la fiducia di uno dei due rami del Parlamento, una ipotesi che potrebbe concretizzarsi nel giro di poche settimane.I finiani hanno presentato con l'Udc di Pier Ferdinando Casini e l'Api di Francesco Rutelli una mozione di sfiducia alla Camera mentre il Pdl ha presentato una mozione di sostegno al Senato. Tutti i principali partiti si sono detti d'accordo a rinviare le votazioni a dopo l'approvazione della legge di stabilità che dovrebbe essere approvata entro metà dicembre.VERTICE DELLA LEGASi è concluso dopo più di due ore e mezza l'incontro tra Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli nella sede della Lega, in via Bellerio, a Milano. Il Senatur e il ministro dell'Interno hanno lasciato via Bellero senza rilasciare dichiarazioni, diretti ad Arcore dove è previsto un incontro con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha trascorso il pomeriggio a colloquio con i coordinatori del Pdl, Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi. La delegazione leghista è composta anche dal ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, il segretario della Lega lombarda, Giancarlo Giorgetti, e il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni. DOMANI FINI E SCHIFANI SALGONO AL  COLLEPer esaminare le scadenze dei lavori di Camera e Senato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano vedrà domani pomeriggio i presidenti dei due rami del Parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani.Sulla carta Fini può contare su un numero sufficiente di parlamentari per privare Berlusconi di una maggioranza alla Camera ma non al Senato.Se la coalizione di governo superasse la prova della fiducia a Montecitorio e non a palazzo Madama si creerebbe una impasse che potrebbe essere superata probabilmente solo con il voto anticipato. «È già successo in passato che la fiducia a una camera e la sfiducia all'altra abbia portato alle elezioni. La Costituzione non vieta che si possa votare solo per una Camera», ha detto oggi a Milano il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani.Nella storia della Repubblica lo scioglimento di una Camera è avvenuto solo un paio di volte negli anni Cinquanta e i costituzionalisti tendono a escludere che possa ripetersi in questo frangente. Se il Pdl sostiene con Berlusconi l'ipotesi di una fine anticipata della legislatura, i futuristi e il Partito democratico, principale partito dell'opposizione, sarebbero invece favorevoli a un governo di larga coalizione che cambi la leggi elettorale prima del ritorno alle urne.«Dobbiamo guardare senza pregiudizi e con una mentalità aperta all'opposizione, che va coinvolta sì in un governo di responsabilità nazionale», ha detto oggi  il capogruppo del Fli Italo Bocchino.
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