venerdì 31 luglio 2020
Claudio Casadei ricorda il dolore che travolse la sua famiglia quando la sorella venne uccisa ancora giovanissima. "Soltanto la fede ci ha salvato", dice.
Flavia Casadei uccisa nella strage di Bologna appena diciottenne

Flavia Casadei uccisa nella strage di Bologna appena diciottenne

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Quarant’anni fa, quando una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, provocando 200 feriti e tranciando i destini di 85 persone provenienti da 50 città italiane e straniere, Claudio aveva solo 11 anni e giocava al mare. Erano le 10.25 di un estivo sabato qualunque. Né lui né mamma e papà potevano immaginare che tra le vittime di quella barbara strage ci fosse la sorella Flavia.

Diciotto anni compiuti da poco, studentessa brillante, Flavia Casadei frequentava la quarta liceo scientifico a Rimini. Curiosa e appassionata, con tanto di borsa di studio ottenuta ogni anno fin dalle elementari, quel giorno stava viaggiando verso Brescia, dallo zio. A causa di un ritardo, però, aveva perso la coincidenza e aspettava il treno successivo. A Brescia non riuscì mai ad arrivare. La bomba la investì senza lasciarle scampo.

Le ultime ore di Flavia sono state raccontate da una ragazza di Cento, salvata dalle macerie, che era accanto a lei. Si erano conosciute alla stazione di Rimini, avevano fatto un po’ di viaggio assieme e stavano insieme nella sala d’attesa. In questi quarant’anni Claudio ha scelto sempre il silenzio. Solo ora lo rompe, per ricordare e testimoniare che "solo la fede ha salvato la mia famiglia dal dolore". Oggi lui vive e lavora a Rimini: "Quando il fatto è accaduto Flavia si affacciava alla vita, io ero solo un bambino. Il ricordo di mia sorella ce l’ho più per i racconti di mia madre e per le testimonianze scritte che ha lasciato sui diari dei suoi compagni. Una persona dotata di grande sensibilità. C’era una sua amica che diceva sempre: "Flavia è fatta per "seguir virtute e canoscenza": questa frase dice tutto. Proprio per la sua caratteristica sete di sapere e di capire, a lei sono poi state dedicate delle borse di studio e una scuola (la primaria di Viserba, ndr) ".

Saputa la notizia della bomba, quel giorno il padre, ferroviere, uscì di casa in fretta e furia, Claudio restò a casa con la madre in attesa. Sapevano che Flavia era diretta a Brescia e che non era arrivata dallo zio. Momenti che Claudio non ha mai dimenticato: "Gli urli di una mamma che perde un figlio e lo sguardo di un bambino che, dalla mattina alla sera, vede la sua famiglia stravolta dalla cosa peggiore che ci possa essere. Un dramma che non porta ferite fisiche, ma nella mente e nel cuore ti segna per sempre". Un dolore talmente grande che serve un lungo lavoro per metabolizzarlo e superarlo. "Non so neanche se uno psicologo riuscirebbe a farlo. Del resto né io e né mia mamma ci siamo mai affidati a questo tipo di cure. Abbiamo invece trovato molta forza – non mi vergogno a dirlo – nella fede. Questo è ciò che ci ha salvato. Forse non una fede perfetta però sufficiente a salvare questa famiglia dal dolore".

Il padre tornò a casa alla sera alle 20. Era stato a Bologna per il riconoscimento della salma. "Non si è più ripreso. Ha tenuto tutto il dolore dentro di sé. Ha sofferto tanto da ammalarsi gravemente fino a lasciarci sette anni fa. "Ricordatevi di Flavia sempre come era fatta quando se n’è andata, ma non chiedetemi cosa ho visto", ripeteva sempre. Quello che ha visto, quando è andato a Bologna, non l’ha mai detto a nessuno".

Dopo tutti questi anni, secondo lei, è stata fatta giustizia? "È una domanda a cui voglio rispondere con il manifesto realizzato dall’Associazione famigliari delle vittime per il 40° anniversario: "Strage fascista alla stazione di Bologna. La strage è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti". Non so fino a che punto sia una verità piena, nel senso che chi sapeva i suoi segreti se li è portati nella tomba – a partire dai vertici dei servizi di quel periodo e dai rappresentati di governo di allora. Persone che sicuramente sapevano, non hanno mai parlato e ora sono morte. Siamo il paese di Machiavelli in tutti i sensi. Ecco dove nasce il coraggio di ciò che è stato scritto su quel manifesto".

Oggi anche Rimini si unisce a Bologna nel doloroso ricordo con una celebrazione in programma all’ingresso della scuola di Viserba intitolata a Flavia Casadei. Verrà deposta una corona di fiori, alla presenza dei familiari della giovane studentessa riminese, dell’assessore alla Scuola Mattia Morolli, del dirigente scolastico Myriam Toccafondo e di una delegazione di genitori e studenti.

A proposito. All’epoca i compagni di Flavia, nella classe IVE del liceo Serpieri, avevano scritto una lettera che diceva tra l’altro: "La morte ha colpito proprio te che avevi una gran voglia di vivere. Questo entusiasmo per la vita ce lo segnalavi spesso. Hai scritto una volta sul diario di uno di noi: vivere la vita senza sprecarla".

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