lunedì 4 dicembre 2017
Dopo il forte clamore, il militare, un 23enne di Roma, cerca di giustificarsi: «Non sapevo fosse un simbolo neonazista». Ma la procura avvia un'indagine
L'immagine della bandiera neonazista nella camera del carabiniere

L'immagine della bandiera neonazista nella camera del carabiniere

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«È stata una leggerezza, non sapevo che fosse un simbolo dei neonazisti». Così, il carabiniere del 6° battaglione di stanza a Firenze, nella cui camera è stata affissa la bandiera di guerra della marina del Secondo Reich, spiega l'accaduto. Il militare, 23 anni, originario di Roma, afferma anche di non essere un neonazista e di essere un appassionato di storia, soprattutto del periodo durante il quale quel vessillo, acquistato su internet, fu usato. «Mi sono iscritto alla facoltà di storia dell'Università La Sapienza di Roma e voglio laurearmi». «Chiedo scusa - avrebbe anche detto - se ho violato i regolamenti".

La procura avvia un'indagine

Intanto, la procura militare ha avviato un'indagine, ma al momento quello che sembra accertato è «un grande problema» di formazione culturale dei giovani, non un reato: «Sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto non c'è nulla che faccia pensare alla violazione di una norma penale militare», spiega il procuratore Marco De Paolis. Una relazione su tutto il caso è stata inviata anche alla magistratura ordinaria. Intanto sono partiti gli accertamenti di natura disciplinare nei confronti dal giovane militare.A mostrare quel vessillo, appeso insieme a un manifesto con un fotomontaggio di Matteo Salvini, risultato essere un poster di «Call of Salveenee», parodia già nota del videogioco «Call of duty», e a una sciarpa romanista, è stato ilsitodifirenze, riprendendo dalla strada, all'esterno della caserma, la finestra della camera, oggi come altre della Baldissera con le imposte chiuse.

«Grande problema culturale»

«Probabilmente non è stato commesso nessun reato militare, ma c'è un problema disciplinare e un grande problema culturale», spiega De Paolis che ha dato comunque «disposizioni affinché si verifichi se invece vi siano gli estremi per configurare un qualche reato». «La norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il nazismo vale per i civili e non specificamente per i militari», aggiunge De Paolis: «Penso - prosegue - che sia più un grande problema di natura disciplinare e culturale», «la questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi».

Accertamenti immediati

Sul fronte disciplinare l'Arma ha fatto scattare gli accertamenti «immediatamente» come si legge in una nota a firma del comandante del 6° battaglione, tenente colonnello Alessandro Parisi, avvisando anche l'autorità giudiziaria militare, e definendo «grave il comportamento posto in essere» dal giovane carabiniere.

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