mercoledì 29 settembre 2010
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Gli occhi di Silvio Berlusconi scrutano gli ultimi sondaggi. Il Pdl è basso. Più basso di quanto anche lui si sarebbe aspettato. Ma c’è un altro dato ancora più allarmante: se si votasse oggi 42 italiani su cento diserterebbero le urne. A conferma di un astensionismo a livelli mai visti. A Silvio Berlusconi bastano questi due dati per confermarsi in una convinzione: le elezioni anticipate sarebbero un disastro. E per imporgli l’unica linea possibile: mettere la fiducia per evitare conte rischiose e, magari, provare a ricostruire le condizioni per andare avanti. È già sera quando il capo del governo, chiuso nel suo ufficio di palazzo Grazioli, si interroga a voce bassa e ammette, ormai a un passo dall’"ora x", tutte le difficoltà. Una prima delle altre: non essere riuscito a dividere Futuro e libertà. Alla stessa ora Gianfranco Fini chiama, uno ad uno, i suoi parlamentari. E a tutti ripete un solo messaggio: «Noi siamo decisivi. Senza di noi il premier non governa. Anzi senza di noi è proprio finito». Una pausa e un nuovo affondo: «Se non riconosce Futuro e libertà come soggetto politico della coalizione, può davvero succedere qualsiasi cosa».Sono ore complicate. Segnate dai dubbi e dalle tensioni. Berlusconi lavora per arrivare a quella quota 316 che gli permetterebbe di vincere la partita di oggi: costringere tutto il Fli a votargli la fiducia e parallelamente dimostrare che la pattuglia del presidente della Camera non è determinante. Ma se così non fosse, se quella quota non venisse centrata, tutto cambierebbe. Fini tornerebbe protagonista della scena politica. Potrebbe condizionare il governo sul programma. A cominciare dalle grandi questione legate alla giustizia. Si aspetta il momento della verità. Berlusconi prenderà la parola questa mattina alle 11 e per 45 minuti spiegherà all’assemblea di Montecitorio che «il Paese si aspetta risposte ai problemi». E inviterà le opposizioni ad aprire una fase nuova di collaborazione. Sulle cose concrete. Sui grandi temi: la giustizia, la sicurezza, il fisco, il federalismo. Vuole andare avanti Berlusconi. Vuole completare la legislatura. E vuole anche continuare a scommettere sul Pdl che Fini aveva considerato morto. «C’è ancora spazio per rilanciare un progetto in cui credo... L’idea del bipolarismo è un valore, una conquista, da cui non si può tornare indietro». I temi si accavalleranno. Ma saranno i toni del premier a colpire. Nessuna polemica con Fini. Nessun attacco frontale. Si cerca di costruire un nuovo clima e una conferma arriva da Franco Frattini: «Berlusconi avrebbe preferito che certi toni non fossero stati usati nei confronti del presidente Fini», dice il ministro degli Esteri che, alludendo alla storia della casa di Montecarlo, va avanti: «Alcune vicende sono state dipinte in un modo che neanche Berlusconi avrebbe voluto».Gli interrogativi si accavallano. Uno rimbalza fino a palazzo Grazioli: la scelta della fiducia è un segno di resa di Berlusconi a Fli? Il premier scuote la testa. «L’obiettivo era evitare la confusione, diradare le nebbie... Forse perderemo anche qualche voto, ma la scommessa è aprire una fase di chiarezza e non potevo correre il rischio che si aprisse invece la fase dei mille distinguo. Io spiegherò la linea del governo e Fini dovrà dire sì o no». Una pausa leggera precede l’ultimo messaggio: «Io spero che dica sì. Bisogna governare perché il Paese ci chiede di farlo».
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