martedì 9 novembre 2010
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Dopo l’affondo di Fini a Perugia (Berlusconi si dimetta e vari un nuovo governo allargato all’Udc), nel quartier generale di Fli non ci si riposa sugli allori, in attesa della risposta del capo del governo. Una risposta che, con ogni probabilità, non verrà, almeno nei termini auspicati dal presidente della Camera. E allora si studiano con attenzione le possibili contromosse. «È chiaro – scandisce Italo Bocchino  – che la crisi c’è, non è un problema di chi la dichiara». E, allora, «se Berlusconi resta asserragliato a Palazzo Chigi noi avremo le mani libere». Con un finale minaccioso: «Se rimane così, tra un mese ci sarà un incidente tecnico» che causerà la caduta del governo.Chiosa un altro dirigente finiano: «Se come pare, il premier non ha alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni, noi dovremo essere conseguenti e quindi ritirare la delegazione al governo». Un atto che potrebbe avvenire già nei prossimi giorni e che il Pdl ha subito bollato come inaccettabile e come viatico sicuro per la crisi di governo. E allora? La scommessa degli uomini del presidente della Camera per il post-Berlusconi – che a questo punto è dato abbastanza per scontato – è questa: non le elezioni immediate, ma un governo che abbia due compiti primari: riformare la legge elettorale (magari sul modello tedesco, un mix di proporzionale e maggioritario, agganciando su questo punto l’Udc e buona parte del Pd) e dare compimento al federalismo fiscale. Non escludendo affatto che, con una motivazione del genere, questo ipotetico esecutivo possa trovare se non l’appoggio diretto, almeno la benevolenza della Lega. Non è un caso che tra gli uomini di Fini la battuta di Bossi («Per ora sto nascosto dietro al cespuglio») sia stata analizzata, discussa e interpretata a lungo. E non è nemmeno un caso che, dopo le bastonate che il leader di Fli ha rivolto ai leghisti nel discorso di domenica, sia spuntata a sorpresa anche l’ipotesi di varare in questa legislatura la Camera delle Regioni. Ma non sono solo gli scenari a tenere occupati i "reduci" di Bastia Umbra. Intanto, c’è da replicare alle varie accuse di tradimento che vengono indirizzate sulla testa del capo e dei suoi adepti. E Filippo Rossi, direttore del FFmagazine, diffonde una sorta di manuale di autodifesa per il militante finiano che, a un berlusconiano che lo accusasse del peccato di Giuda, dovrebbe rispondere: «Traditore sarai tu. Hai tradito tutto quello che c’era da tradire di una destra sana, morale, civile. Hai tradito l’Italia unita, hai tradito il decoro delle istituzioni, hai messo alla berlina il nostro Paese in giro per il mondo...». Nel frattempo si serrano le file del nuovo partito sul territorio, raccogliendo le adesioni al manifesto (ne arrivano a migliaia, secondo il responsabile Aldo Di Biagio) e cominciando a stilare la lista degli amministratori locali che dal Pdl sono passati a Fli («Ci saranno sorprese», promette l’eurodeputato Potito Salatto). E sembra in arrivo anche un altro senatore, il sardo Piergiorgio Massidda, che deciderà domani se lasciare il gruppo del Pdl per aderire a quello di Fli.
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