La maggioranza deve presentarsi al dibattito sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi mercoledì alla Camera sulla base di un documento condiviso da parte di Pdl, Lega e Fli, altrimenti è «un problema».Lo ha detto il capogruppo del Fli alla Camera, Italo Bocchino, nel corso della registrazione del programma di RaiUno
Porta a porta che andrà in onda questa sera. «Se mercoledì non c'è un documento condiviso è un problema», ha detto Bocchino.Il deputato finiano ha aggiunto che «Berlusconi deve decidere se andare avanti con l'autosufficienza o domani, invece, c'è un vertice di maggioranza che decide cosa c'è nei cinque punti. La risoluzione è frutto di un vertice della maggioranza parlamentare o è frutto dell'asse Berlusconi-Bossi?». «Se la maggioranza è composta da tre gruppi sono loro che discutono e decidono», ha concluso.Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha risposto che non c'è motivo di fare «vertici preliminari» e si è detto certo che Fli voterà a favore delle dichiarazioni di Berlusconi. «Il presidente del Consiglio sta preparando un discorso programmatico che presenterà con assoluta trasparenza», ha detto Frattini ai giornalisti a margine di un convegno a Milano. «Il gruppo Futuro e Libertà, lo ascolterà, e credo che manterrà l'impegno di votare a favore delle dichiarazioni programmatiche. Poi andremo avanti, perché vertici preliminari per condizionare, per infilare paragrafi, non ci appartengono».
L'IMBARAZZO PER LA FRASE DI BOSSILa frase con cui il ministro e leader della Lega Nord Umberto Bossi ha detto che la sigla Spqr significa in realtà «Sono porci questi romani» ha provocato oggi dure critiche dall'opposizione e anche imbarazzi per il governo, anche se per il ministro degli esteri Franco Frattini «Bossi saprà come farsi perdonare».L'ultima polemica intorno al Senatur - già in passato salito all'onore alle cronache per altre espressioni pesanti o minacciose - scoppiata dopo che ieri sera Bossi, accompagnato dal figlio Renzo, consigliere regionale in Lombardia, ha detto, nel corso di una manifestazione a Lazzate che la storica sigla Spqr non significa più Senatus Populusque Romanus (dal latino: il Senato e il popolo di Roma), ma «sono porci questi romani».