Una legge da approvare «trasversalmente», mettendo da parte «le ideologie» e guardando «in modo incondizionato al bene del paziente». È il monito di Domenico Di Virgilio (Pdl), relatore della proposta sul fine vita sulla quale ieri nell’aula della Camera è iniziata la discussione generale. Nel ribadire «l’inviolabilità e l’indisponibilità della vita umana», il 'no' all’abbandono ed all’accanimento terapeutico, Di Virgilio ha constatato che «non è facile legiferare in una materia tanto complessa», ma «la realtà chiede di essere governata».Un malato in stato vegetativo, seppur gravemente disabile, ha aggiunto, è «una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale perciò sono dovute le cure ordinarie e proporzionate», quindi anche acqua e cibo. Ribadendo la indicazione della Convenzione di Oviedo secondo cui il medico deve tener conto delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), il relatore ha evidenziato che «non è pensabile un’alleanza di cura nella pretesa che desideri precedentemente espressi (ora per allora) siano vincolanti per il medico. L’alleanza è l’incontro tra una fiducia ed una coscienza». Nel tempo trascorso dalla stesura delle Dat, il progresso scientifico può aver messo a disposizione rimedi allora non prevedibili, che il medico «non può non utilizzare per tentare di ripristinare la salute». Essendosi il Pd attestato sulla richiesta di sospensione, è stato Antonio Palagiano (Idv) a svolgere la relazione di minoranza, sostenendo che il testo «è incostituzionale» e la libertà «non è negoziabile neanche nel fine vita». L’affermazione assoluta dell’autodeterminazione, ha replicato Paola Binetti (Udc), è «la negazione stessa della libertà, che non può che scomparire ipso facto con la morte del paziente». Nel dichiarare la posizione sostanzialmente «favorevole» del suo gruppo alla legge, perché impostata nella logica della «solidarietà » e non dell’«individualismo», la deputata ha parlato di un testo «realista», perché tiene conto della fragilità del malato virtuale quando scrive le Dat, senza speranze di progressi scientifici, ma timoroso di essere di peso e di essere abbandonato. La Binetti ha anche annunciato un emendamento per evitare che il rifiuto della cure salvavita avvenga «nella logica dell’ora per allora». Marco Calgaro (Api) ha chiesto un «confronto costruttivo», in modo da «approvare emendamenti tali da rendere il testo condiviso almeno da coloro che si riconoscono nella sua impostazione di fondo». Beppe Fioroni (Pd) si è detto d’accordo con il principio secondo cui «nessuno possa essere fatto morire di fame e di sete». Ma ha invitato a fermarsi e a correggere l’articolato, per- ché a suo avviso introduce il rischio di «eutanasia passiva, ancor più evidente quando il paziente possa decidere di sospendere addirittura delle cure in essere al momento della insorta incapacità». L’interrogativo è se nel redigere le Dat 5 anni prima i pazienti possano sapere quale sarà il loro rapporto con la vita in quel momento. Parlando per lo stesso gruppo, Livia Turco ha addirittura fatto riferimento «al sentimento della pietas», per perorare la sospensiva. Per Antonio Buonfiglio (Fli), il testo «mostra delle luci, ma in esso prevalgono le ombre».«Il valore della vita e la salvaguardia della libertà e della dignità della persona umana non possono più essere lasciate ad una decisione dei giudici», ha osservato invece Antonio Mazzocchi (Pdl). «Una legge serve e serve subito», ha concordato Luisa Santolini (Udc), avvertendo che altrimenti «il vuoto normativo sarà sempre con maggiore frequenza colmato dal potere giudiziario» che ci porterà ad un «far west della morte». «La paura degli anziani, delle persone sole – ha sottolineato Massimo Polledri (Lega) – e delle persone deboli non è quella dell’accanimento (vietato in questa legge), ma quella di essere abbandonati». Dunque «non ci sono file di anziani che vanno a chiedere l’eutanasia, ma file che chiedono di essere aiutati ». Per la discussione generale sono previste 14 ore. Ieri erano iscritti a parlare 24 deputati, domani 32. Prevedibile perciò il prosieguo giovedì, con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità dell’Idv e dei radicali eletti nel Pd. La votazione sull’articolato ci sarà in aprile.