martedì 23 ottobre 2012
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Per una sera i fuochi non sono segno di morte ma di speranza. Non sono roghi di rifiuti ma luce di impegno e cambiamento. Sono le più di mille fiaccole che domenica sera hanno attraversato Giugliano, nel cuore della "terra dei fuochi". Decine di parrocchie di tanti paesi, associazioni, scuole, famiglie, cittadini, soprattutto giovani. Guidati dal loro pastore, Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e vicepresidente della Cei. Momento forte per celebrare la Giornata per la salvaguardia del Creato. Ma anche per denunciare, come ricorda il vescovo, le «gravi ferite inferte a questa terra dalle spine dell’egoismo e dalla violenza degli interessi che vanno contro la vita. Una terra così fortemente inquinata dai roghi al punto di rendere l’aria irrespirabile».Ma questa sera la luna, una sottile falce, non è offuscata dai fumi tossici dei roghi, anche se nel pomeriggio all’orizzonte si è alzato un denso fumo nero. Ma ora l’aria è pulita, degno scenario di questa iniziativa. Mai vista da queste parti. L’anfiteatro del parco comunale è strapieno. «È la prima volta che tanta gente partecipa a una manifestazione di questo tipo, è un bellissimo segnale», commenta commosso Raffaele Del Giudice, ex direttore regionale di Legambiente e oggi presidente di Asia, l’azienda comunale di Napoli per i rifiuti, cittadino di queste terre e per anni nostra guida nella "terra dei fuochi". In prima fila i ragazzi e i bambini delle scuole coi loro striscioni colorati. Semplici ma diretti, efficaci e propositivi. "Se Napule è ’na carta sporca a noi ce ne import", parafrasi in positivo della bella canzone di Pino Daniele. "In difesa dell’ambiente per sanare le ferite della terra", "Mai più nell’ombra diventiamo protagonisti". Così i ragazzi della media Peppino Impastato, in modo molto pratico, chiedono di «approvare la legge sui reati ambientali». Un messaggio preciso alle istituzioni per migliorare il contrasto alle ecomafie. Peccato che questa sera le istituzioni non ci siano. Neanche quelle locali. L’unica fascia tricolore che si vede è del sindaco dei bambini di Trentola Ducenta. Quelli "grandi" non si vedono. Ma forse è meglio così…«Non siamo stati buoni custodi della nostra terra - insiste monsignor Spinillo -, non l’abbiamo amata come dono del Padre ma facendo i padroni. E le conseguenze sono quelle che vediamo a cominciare dal dramma dei roghi dei rifiuti che hanno così caratterizzato la scorsa estate». Una dramma che viene evocato anche dalle preghiere dei fedeli presentate da varie realtà. «Riappropiarci del nostro territorio vuol dire riconquistare noi stessi». «Che tristezza in quelli che ancora non si vogliono svegliare». «La nostra - denuncia Valerio Taglione, capo scout con don Peppe Diana e responsabile di Libera Caserta - è una terra deturpata e martoriata, sfruttata, violentata e uccisa». Ma, aggiunge, «c’è un fuoco vivo diverso che arde oggi nel cuore di questo popolo, un fuoco che brucia il male per fare posto al bello che c’è, al verde dei prati, all’ordine e alla convivenza pacifica e solidale». La fiaccolata comincia a sfilare nelle vie del paese verso la parrocchia dell’Annunziata. Raffaele ci segnala alcune persone che osservano attente. «Ci sono anche "loro", guardano chi partecipa». "Loro", ovviamente i camorristi della zona che non possono perdere il controllo, neanche di una fiaccolata. Come i giovani rampolli del clan che poco più avanti, fuori del bar-ritrovo, osservano con aria di sufficienza. Ma anche questo è in conto in queste terra. Mentre la vera novità sono i più di mille che con le loro fiaccole chiedono, denunciano e si impegnano. E più si cammina e più la fila si ingrossa, segno di una forte attenzione al tema dell’ambiente e, soprattutto, dei rifiuti. Già, i rifiuti, che accompagnano la fiaccolata anche fisicamente. Lungo le vie grandi cumuli. Cassonetti trabordanti di sacchetti. Anche quelli che dovrebbero raccogliere "organico" e, addirittura, le campane per il vetro. La conferma di una raccolta differenziata che non funziona come "Avvenire" ha denunciato lo scorso 13 ottobre. Lo sottolinea anche monsignor Spinillo nell’ultimo intervento sul sagrato della parrocchia. «Camminando abbiamo sentito il respiro di una città che vuole riparare alle ferite, la speranza di tanta gente che vuole il bello e la giustizia. Ma abbiamo visto anche tanti rifiuti. Per questo - insiste concludendo - il mio invito è di vivere ancora più intensamente il bello e la giustizia. Liberiamo il cuore, liberiamo la nostra terra».
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