sabato 7 novembre 2015
​A Milano la quarta edizione del festival. Un workshop su come prevenire le infiltrazioni nelle aziende e su come utilizzare i beni sul territorio.
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​​In tutto il territorio nazionale, dal 1997 ad oggi, la lotta alle infiltrazioni criminali ha finora portato a sottrarre alla criminalità un patrimonio complessivo di circa 140.000 beni (dati Sippi, 2015), di cui circa 18.000 sequestrati e 47.000 confiscati. Il 2015 ha registrato un aumento dei beni confiscati rispetto allo stesso periodo del 2014 per un totale di circa 13mila beni, di cui il 46% sono beni immobili. Non sono solo le regioni del Sud ad essere interessate dal fenomeno ma anche il Nord: la Lombardia si colloca, infatti, al quinto posto per sequestri e confische tra le regioni d’Italia. Questi i temi emersi nel workshop che si è svolto all’interno della quarta edizione del Festival dei beni confiscati alle mafie organizzato dal Comune di Milano, dove è stato, inoltre, presentato il Progetto: “Prevenzione delle infiltrazioni criminali nelle aziende e valorizzazione dei beni confiscati in Lombardia: una opportunità per lo sviluppo territoriale”. Il progetto promosso approfondisce i casi più eclatanti di recupero di beni confiscati alle mafie nel comune di Milano e in Lombardia, da Casa Chiaravalle, il più rilevante bene confiscato in Lombardia, a Cuggiono, un complesso di terreni e immobili nei dintorni del Parco del Ticino. I progetti, seguiti e sviluppati da un gruppo di manager inseriti in una white list qualificata e certificata, hanno coinvolto diversi enti: Comuni, Cooperative sociali, Onlus e realtà del terzo settore, Istituzioni locali. “È necessaria una migliore, rigorosa gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia, con un intervento di manager competenti, a fianco dei custodi giudiziari, fin dal momento del sequestro, naturalmente sotto il controllo dell'Autorità Giudiziaria – dichiara Antonio Calabrò, vicepresidente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza con delega alla Legalità e Responsabilità Sociale d’Impresa. Le imprese dei mafiosi, se in grado di stare sul mercato, dopo essere state sottratte di dominio delle cosche, vanno ben governate, salvaguardando produzioni, posti di lavoro, ricchezza.” “I patrimoni confiscati vanno gestiti al meglio attraverso modalità individuate e condivise tra soggetti pubblici e privati, in maniera tempestiva, selettiva e multidisciplinare, con l’obiettivo di valorizzarli economicamente e socialmente. La creazione di benessere grazie alla valorizzazione dei beni confiscati alimenta infatti la cultura della legalità e rappresenta una opportunità di sviluppo territoriale”, dice Marella Caramazza, Direttore Generale Fondazione Istud.
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