lunedì 21 agosto 2017
Il segretario generale della Cei alla conclusione della Festa di Avvenire a Sanremo-Ventimiglia: non lasciamo proliferare gesti e atti di violenza e discriminazione.,
La Messa conclusiva della Festa di Avvenire a Sanremo-Ventimiglia

La Messa conclusiva della Festa di Avvenire a Sanremo-Ventimiglia

COMMENTA E CONDIVIDI

"Un tempio aperto, che non diventi luogo di discriminazione e neppure di confusione, ma piuttosto luogo di preghiera per tutti i popoli”. Questo è il sogno di Dio, descritto da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei che ha invitato i
fedeli all'apertura e all'accoglienza durante la solenne concelebrazione eucaristica domenica presso la concattedrale di San Siro a Sanremo. La messa
è stato il suggello conclusivo della prima Festa di Avvenire svoltasi a Ventimiglia e Sanremo dal 18
al 20 agosto
, organizzata dalla diocesi intemelia insieme alla direzione del quotidiano sul tema "Accogliere e riscoprire", dedicando due tavole rotonde a immigrazione e famiglia (ospiti don Mos
é Zerai, Abdoulaye Mbodj, Gigi De Palo, Roberto Petrini, Costanza Miriano e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio) oltre a due spettacoli per l'infanzia dedicati alla pace con Oreste e Benedetta Castagna.

Soddisfatto il vescovo di Ventimiglia-Sanremo monsignor Antonio Suetta per il successo della manifestazione "che ha toccato temi importanti per la diocesi come l'immigrazione" dando l'appuntamento al prossimo anno per la Festa di Avvenire. "Un quotidiano che ci permette di stare nell'areopago del dibattito - ha aggiunto dal pulpito Galantino - nel nome della verità, sempre secondo uno spirito di servizio".

E tutti i passi biblici di domenica, a partire dal Vangelo di Matteo con l'episodio della cananea che implora Gesù di guarire la propria figlia, per Galantino parlano di un sogno che Dio trasforma in realtà prendendo "per mano gli esclusi, coloro ai quali è stata sbattuta in faccia la porta, per accompagnarli nella sua casa di preghiera”.

Un invito all'impegno per la comunità, religiosa o civile. "La pena che la donna del Vangelo porta davanti al Signore - ha aggiunto Galantino - è la stessa pena con la quale ci presentiamo oggi davanti a Lui dopo aver assistito allo scempio di vita fatto sulla Rambla di Barcellona; alla vita di giovani stroncata dalla stupida violenza di alcuni loro coetanei, circondata dalla altrettanto assurda indifferenza dei presenti; agli insulti rivolti a una giovane mamma senegalese da parte di una coppia di italiani".

Sofferenze che anche noi portiamo davanti a Gesù "ma non per lavarcene le mani, bensì per sentirci riconsegnare da lui l’impegno a non lasciar proliferare gesti e parole di violenza e per non tirarci indietro quando si tratta di accogliere e difendere la vita. Di farlo sempre - è il monito finale - e soprattutto quando tutto ciò non paga, anzi dà occasione a tanti benpensanti, anche sedicenti credenti, per crearsi oasi di indifferenza, difese con arroganza, resa ancora più insopportabile quando ad accompagnarla c’è il paravento di un’improbabile e devota religiosità".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: