sabato 28 novembre 2020
Buona parte del territorio nazionale potrebbe trovarsi sotto Natale in zona gialla, ma il prossimo Dpcm non darà il "liberi tutti"
Feste di Natale sottotono e col coprifuoco causa coronavirus. Un negozio a Milano

Feste di Natale sottotono e col coprifuoco causa coronavirus. Un negozio a Milano - Ansa

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La mappa dell’Italia diventa meno rossa e più gialla. Ma cosa accadrà dopo il 3 dicembre quando scadrà il Dpcm attualmente in vigore? Ieri c’è stata una riunione-fiume tra il premier Conte i ministri capidelegazione della maggioranza: sul tavolo oltre alle questioni economiche, le nuove regole da adottare a dicembre e nel periodo di Natale. Il nuovo provvedimento è atteso a inizio settimana e il governo non è compatto.

Si profila la conferma delle diverse "colorazioni" regionali in base agli indici di gravità dell’epidemia, ma con un irrigidimento delle restrizioni minime relative agli spostamenti.

Se l’andamento epidemico continuerà a rallentare buona parte del territorio nazionale potrebbe trovarsi sotto Natale in zona gialla, condizione che attualmente consente di viaggiare oltrepassando i "confini" regionali. Ma parte del governo, a partire dal ministro Roberto Speranza sostenuto dal Pd e anche dagli esperti delle istituzioni sanitarie, vuole assolutamente evitare che si ripeta un "liberi tutti" come lo scorso agosto, con una ripresa del turismo che rischia di far nuovamente impennare i contagi.

Così oltre allo stop allo sci per tutto il periodo delle feste si pensa a limitare gli spostamenti allo stretto necessario. Sarebbe consentito solo il rientro nel proprio domicilio e forse qualche deroga per la visita ai parenti più stretti. Ma non sarebbe permesso ad esempio, il raggiungimento delle seconde case. I viaggi all’estero sarebbero consentiti ma con obbligo di controlli clinici e di quarantena al rientro. L’orario dei negozi potrebbe essere allungato (alle 21) per agevolare gli acquisti natalizi. Legato al coprifuoco è poi il nodo della messa di Natale.

Ieri sul tema è intervenuta la Conferenza episcopale italiana, che martedì riunirà il Consiglio permanente, lanciando un segnale di collaborazione al governo: la Cei, si afferma, «avrà modo di monitorare la situazione epidemiologica e confrontarsi sulle modalità di celebrare i riti natalizi in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme, come finora avvenuto. Un segno prezioso di prossimità verso tutto il Popolo di Dio ricordato anche nel recente "Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia". È desiderio della Conferenza episcopale italiana continuare la valida collaborazione, in ascolto reciproco, con la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero degli Interni e il Comitato tecnico-scientifico». Si profila dunque una soluzione concordata sui riti natalizi che, se il coprifuoco restasse alle 22 (e fino alle 6 del mattino, secondo le ultime informazioni), comporterebbe un anticipo della messa di mezzanotte.

Altro nodo, bar e ristoranti, che in zona gialla sono aperti sino alle 18. C’è chi vorrebbe allungare l’orario nel rispetto del coprifuoco. Tuttavia, i ristoranti continueranno ad avere limiti: chiusi sempre in zona arancione, chiusi il 25 e il 26 in tutto il Paese.
Su festività all’insegna della prudenza nel governo sono tutti d’accordo. Ma Giuseppe Conte, che ieri ha già dovuto rinunciare all’idea di un bonus natalizio per i cassintegrati, non è del tutto convinto della linea più intransigente e vorrebbe lasciare qualche libertà in più agli italiani.

Come anche i renziani, il premier è convinto che a Natale e Capodanno il coprifuoco potrebbe essere posticipato alle 23 o alle 24. La decisione è stata rinviata a dopo un nuovo confronto con gli esperti del Cts. Al vaglio restano anche le regole su cenoni e incontri familiari. Che dovranno essere con numeri limitati, ma con quante persone? Probabile che il governo decida per una semplice raccomandazione. Intanto non è ancora del tutto chiuso nemmeno il capitolo scuola: il fronte delle Regioni propone il rientro in classe a gennaio; ma non tutti sono d’accordo, come il governatore emiliano Stefano Bonaccini e nel governo M5s e Italia Viva.




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