giovedì 1 agosto 2013
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​«Chi è? E che cosa vuole il suo sgangherato gruppo di amici che sfida il potere dei sacerdoti e abbraccia la disperazione della gente? Che cerca gli occhi di chi vuole ammazzarlo e il cuore di chi anela alla vita?». Domande e risposte, quelle che il poeta e scrittore Davide Rondoni ha rivolto al pubblico di Lerici presentando il suo ultimo libro «Gesù. Un racconto sempre nuovo» (Piemme) nell’ambito della 38esima Festa di Avvenire, alla presenza del vescovo Luigi Ernesto Palletti. «Molti pensano di conoscere la storia dell’Uomo di Nazareth – ha avvertito Rondoni –, ma non è vero, leggiamo il Vangelo a pezzi la domenica e così perdiamo il filo, ci sfugge l’ordine temporale dei fatti e quindi il loro significato. Vi siete mai accorti ad esempio che Gesù fa risorgere Lazzaro solo una settimana prima di essere crocefisso e che è l’unico che chiama "amico"»? Ipotesi, riletture attente e meditate, Vangelo che resta verità immutabile, ma che si può anche fare lettura poetica, come ha dimostrato Rondoni con un romanzo che davvero ci avvince in modo nuovo al testo che avevamo più letto nella nostra vita. Nello stesso «Aperitivo con gli autori», Massimo Calvi, caporedattore del nostro giornale, ha presentato il suo volume «Capire la crisi» (Rubbettino), spiegando quei "fatti" che spesso non si conoscono e che sono indispensabili per comprendere quanto sta avvenendo a livello sociale ed economico in Europa e nel mondo. «La crisi è scoppiata nell’agosto del 2007. E quando una cosa scoppia, prima è stata gonfiata...»: tutto è partito quando le banche americane hanno «consapevolmente concesso mutui anche a cittadini che certamente non avrebbero mai potuto restituire il denaro». Alla base di tutto c’è «la concezione antropologica odierna, che mette il profitto senza limiti al centro e non la persona». «Come si vede, abbiamo trattato due temi e due libri apparentemente molto diversi, eppure entrambi sottendono a una stessa visione dell’uomo e indicano la via che rappresenta il modo limpido e coerente di essere società giusta, inclusiva, umana», ha commentato il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.<+copyright>
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