mercoledì 27 maggio 2020
Il parlamentare di Forza Italia: giusto l’omaggio a Carlo Urbani, modello di cuore e responsabilità
Il senatore Andrea Cangini si è detto d’accordo con la proposta lanciata da Avvenire e condivisa dal presidente della Fnomceo Anelli

Il senatore Andrea Cangini si è detto d’accordo con la proposta lanciata da Avvenire e condivisa dal presidente della Fnomceo Anelli

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La proposta di dedicare una Giornata nazionale a festeggiare i camici bianchi, per ricordare la competenza e l’abnegazione dimostrata da tutte le professioni sanitarie in questa pandemia di Covid-19, trova sempre più consensi. I tre disegni di legge presentati al Senato sono all’esame della 1ª commissione Affari costituzionali e ieri è giunto il via libera della sottocommissione pareri della 7ª commissione Istruzione pubblica, beni culturali del Senato al testo unico adottato (n. 1795) con prima firmataria Anna Maria Bernini (Fi) che propone la data del 20 febbraio, giorno della scoperta del cosiddetto paziente 1 a Codogno (Lodi).

Altra data suggerita è quella dell’11 marzo, giorno della morte del presidente dell’Ordine dei medici di Varese, Roberto Stella, e della proclamazione della pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma prende piede anche la proposta rilanciata da Avvenire, e appoggiata ieri dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, di scegliere il giorno 29 marzo, in cui ricorre l’anniversario della morte di Carlo Urbani, il medico italiano che nel 2003 individuò la presenza di un virus respiratorio ignoto all’ospedale di Hanoi e, mettendo in atto strette norme di contenimento sanitario, riuscì a impedire che la Sars si trasformasse in pandemia. A questa idea aderisce il senatore Andrea Cangini (Fi), componente della 7ª commissione: «La figura di Carlo Urbani rappresenta il medico nella sua accezione migliore e più completa».


Primo via libera alla proposta con prima firmataria Bernini di Forza Italia (che propone la data del 20 febbraio) ma sono tre i disegni di legge all’esame per la Giornata dedicata ai camici bianchi. «Dottori e infermieri hanno combattuto soprattutto all’inizio una guerra senza le armi necessarie, quasi a mani nude. Il loro sacrificio va ricordato sempre»

Senatore, celebrare la Festa dei camici bianchi è opportuno o solo retorica? Si è detto che siamo in una guerra, con alcune limitazioni dei diritti costituzionali. Se la metafora bellica ha un senso, questa guerra è stata combattuta dal personale sanitario: medici, infermieri, eccetera. E combattuta all’inizio senza le armi necessarie, quasi a mani nude. I dispositivi di protezione sono arrivati in grande ritardo: era chiaro che si esponevano a un rischio enorme, e l’hanno fatto per senso del dovere, per amore della propria professione, per spirito di solidarietà e attenzione verso il prossimo, che fanno parte della logica di Ippocrate. Se l’eroe è uno che trascura il proprio interesse personale, mettendosi al servizio di un ideale o di una comunità (non c’è stata “renitenza alla leva” e addirittura medici in pensione sono tornati in corsia), direi che, ancorché siano professionisti che hanno compiuto il loro dovere, siamo davanti a casi di vero e proprio eroismo. Detesto la retorica, ma in questa circostanza sono d’accordo nel rendere onore a queste professioni e istituire una giornata per ricordare il loro sacrificio.

Pensando agli eroi, non è ancor più opportuna la scelta del 29 marzo, in ricordo di Urbani? Senz’altro sì. Un marchigiano, con capacità di reagire alle difficoltà e inclinazione al bene comune e alla solidarietà, proprie di quel popolo. E veniva da Castelplanio, uno dei tanti piccoli borghi che danno l’identità all’Italia di provincia. Urbani si imbatté nel primo caso di Sars, capì che si trattava di un virus nuovo e atipico e si battè con le autorità vietnamite perché chiudessero immediatamente il Paese. Grazie alla sua intuizione e alla sua capacità anche politica di convincere le istituzioni che la chiusura delle frontiere e la quarantena fossero necessarie subito, la Sars non si è diffusa come ha fatto il Covid-19. Urbani ci ricorda anche che il medico non è solo scienza e tecnica, ma una persona con cuore e capacità di intuizione e un’inclinazione ad assumersi le responsabilità.

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