martedì 11 gennaio 2011
Il ministro leghista media con Fli, Udc e Api, ai quali presenterà oggi le modifiche messe a punto nella pausa natalizia. Umberto Bossi sfodera ottimismo. Ma la partita resta complessa. E Galletti (Udc) fa sapere: il Terzo Polo «voterà a una sola voce».
- SECONDO NOI. Borghezio ci ricasca. Malamente
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Al via le due settimane decisive per la tenuta della riforma federalista, che vede la Lega al gran lavoro per metterla in sicurezza. Il ministro alla Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli, ha messo sul tavolo le modifiche elaborate con i tecnici durante la pausa natalizia al decreto sul federalismo municipale, attualmente il nodo più spinoso per le questioni poste da Mario Baldassarri, il senatore finiano che si trova a essere (stante la parità fra i due schieramenti) l’ago della bilancia nella commissione bicamerale per il federalismo. A sentire Umberto Bossi le cose si stanno mettendo al meglio: «Calderoli è già a Roma, tasterà il terreno con Fini e Casini, ma mi pare che il terreno sia positivo», ha dichiarato il leader leghista a "Telepadania", prima di aggiungere con enfasi che «con 150 anni di ritardo stiamo realizzando il progetto federalista di Cavour, questo è il Risorgimento degli enti locali». Ma Pier Ferdinando Casini gela l’Umberto, sostenendo in serata che allo stato attuale «è molto difficile votare sì».Per ora l’unico dato acquisito è che sul federalismo il cosiddetto Terzo polo terrà una posizione comune. La linea d’azione è stata definita ieri pomeriggio, alla vigilia dei contatti odierni con Calderoli, in una riunione tenuta fra Baldassarri, i centristi Galletti e D’Alia e Linda Lanzillotta dell’Api di Rutelli, tutti componenti della bicamerale (l’Mpa, invece, non ne ha). «Abbiamo fatto diventare patrimonio comune – ha riferito al termine Gian Luca Galletti – le modifiche chieste da ciascuna forza politica. E sulla base dell’accoglimento totale o parziale di queste voteremo tutto allo stesso modo». Calderoli ha annunciato domenica al Corriere della sera che è accolta l’idea di Baldassarri di consentire agli inquilini di detrarre una parte dell’affitto, all’interno della cedolare secca per i proprietari che dovrebbe partire quest’anno. Annunciata pure una riduzione dell’imposta sulle vendite di immobili (si dimezzerà dal 4 al 2% per la prima casa e calerà dal 10 all’8% per le seconde) e un meccanismo, ancora da svelare, per scovare «i furbi» che fanno passare una seconda casa come prima, evitando così di pagare le imposte e riducendo l’incasso per i Comuni.Più incerta resta invece la trattativa con l’Udc, che reclama una prima attuazione del quoziente familiare all’interno dei meccanismi federalisti, a esempio tenendo conto del numero dei componenti nella detrazione concessa sulla cedolare secca o nella nuova Tarsu sui rifiuti (che in futuro verrebbe ancorata alla rendita e non alla superficie, com’è oggi). Calderoli per ora ha precisato solo che il quoziente non è nel testo sui Comuni, ma «dentro i decreti sulla fiscalità di Regioni e Province». Proprio su questi ultimi (che vanno anch’essi approvati entro il 23 gennaio) Baldassarri ha in parte spostato il tiro, sostenendo che «il grosso del federalismo è quello delle Regioni e della sanità, quello è il vero problema». Un’altra novità rilevante potrebbe riguardare la compartecipazione dei Comuni all’Iva, determinante in commissione anche per ottenere il voto di Helga Thaler (Svp), che ha in qualche modo anticipato il suo parere affermando che «la Lega è il vero alleato della Svp». In un primo tempo si era ventilata l’ipotesi di utilizzare l’Iva delle bollette, ma è stata accantonata perché avrebbe creato un problema con le aziende.
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