sabato 27 novembre 2010
Masi incontra Ruffini e sembra aprirsi qualche spiraglio. Poi però il conduttore in un intervento al Tg3 taglia corto, dicendo di aver invitato il leader dell’Udc a intervenire a "Che tempo che fa". Buttiglione: spiace la supponenza e il tono oracolare. Critiche alla posizione di ingiustificata chiusura da parte di Mantovano e Gasparri (Pdl). Ma anche dal Pd si levano le voci di Fioroni, Bobba e Bindi.
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Non ci sono ordini del giorno, richieste, appelli, mediazioni e nemmeno sofferenze che tengano. Fabio Fazio non ha alcuna voglia di ospitare nel suo programma (e di Roberto Saviano) le famiglie che hanno scelto la vita, cioè praticamente tutte quelle che hanno fra i loro cari uno stato vegetativo o un gravissimo disabile: in quegli studi c’è posto soltanto per le «storie di vita» (come Fazio stesso le definisce) ed eutanasia raccontate da Beppino Englaro o di Pier Giorgio Welby. L’ha ripetuto ieri sera davanti alle telecamere del Tg3, praticamente "rileggendo" la nota con cui aveva già seccamente risposto all’ordine del giorno votato dal Cda Rai: stesse parole («Offrire una replica è inaccettabile»), stesse motivazioni e stesso sconcerto ad ascoltarle.Non è servita nemmeno la "mobilitazione" dei vertici Rai della mattinata. Il direttore generale Mauro Masi aveva incontrato il direttore di Raitre Paolo Ruffini, poi quest’ultimo era andato a fare una chiacchierata con Fazio e Saviano: secondo qualche ottimista, riuscendo addirittura a far cambiare loro idea sulla presenza di quelle famiglie all’ultima puntata. Invece in serata Fazio ha ribadito che chi ha scelto di far vivere un proprio caro in stato vegetativo o con una gravissima disabilità a "Vieni via con me" non avrà posto. Commento a Tg3 ancora in onda di Rocco Buttiglione: «Spiace la supponenza, il tono oracolare, la indisponibilità assoluta a considerare le ragioni degli altri».Sì, perché anche gran parte del mondo politico adesso è un bel po’ seccato. Ancora il presidente Udc: «Citano come se fosse il Corano una sentenza della Cassazione che ha consentito l’eutanasia nel caso di Eluana». Il leader Udc Pier Ferdinando Casini – chiamato direttamente in causa da Fazio come invitato a una prossima puntata di "Che tempo che fa" – va oltre: «La risposta di Fazio è vergognosa, perché confonde le mele con le pere e lo fa deliberatamente». E poi: «Non ho condotto una battaglia per chiedere spazi televisivi, che ho a sufficienza. Ma perché il servizio pubblico televisivo parlasse di almeno uno fra le decine di migliaia di drammatici casi di malati lasciati tra mille difficoltà nel disinteresse generale e che ogni giorno con le loro famiglie innalzano un meraviglioso inno alla vita». Sempre Udc, stavolta Paola Binetti: «Invito Fazio e Saviano a dimostrare, come sostengono, che sono davvero dalla parte della vita».Ma l’aria nei confronti dei due conduttori è pesante anche nel Pdl: «Non è in discussione la libertà di impostazione di un programma – mette nero su bianco ad esempio il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano–. È in discussione qualcosa di più, e francamente meraviglia che Fazio e Saviano mostrino di ignorarlo, col seccato diniego opposto al Cda Rai». Mentre per Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, «la Rai risponda a tanta arroganza. Non è ammissibile tanto cinismo a tasche piene di soldi pubblici».Nemmeno al Pd sono contenti per il muro alzato da Fazio e Saviano: la decisione di «non dare la parola in trasmissione alle associazioni pro-vita è grave e rappresenta una negazione della natura stessa del servizio pubblico», dice Luigi Bobba: «Rispetto e apprezzo il modo di fare televisione di Saviano e di Fazio e la qualità del loro programma, ma non è accettabile che indossino i panni di "pontefici" laici definendo "atto d’amore" solo ciò che piace a loro». Sempre nel Partito democratico, ecco Giuseppe Fioroni: «Sarebbe terribile» se quelle famiglie non avessere spazio in trasmissione, «potrebbe far pensare che non compiono un atto d’amore in nome di una vita degna di essere vissuta a pieno titolo, ma scelgono di andare avanti per una fede oscurantista».Infine lo stesso presidente Pd, Rosy Bindi: "Vieni via con me" «è pur sempre un programma del servizio pubblico. E la Rai, nonostante i tentativi di snaturare la sua missione, ha il dovere di rappresentare le tante facce della realtà italiana. A maggior ragione quando ci si inoltra in un territorio come quello della malattia e della fine della vita».
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