venerdì 6 settembre 2013
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Sino a 48 ore fa, sia a Palazzo Chigi sia tra i banchi del Pd era forte la sensazione che Berlusconi stesse bluffando, stesse alzando i toni per mettere pressione sul Colle, sul premier e sui democrat con il solo obiettivo di frenare il procedimento di decadenza avviato dalla Giunta per le elezioni del Senato. Ma il secco richiamo di Napolitano sembra segnare un salto di qualità: si è in procinto di precipitare in una sorta di pre-crisi, in uno stato di fibrillazione permanente, di insostenibile cuci-scuci-e-ricuci. È alla luce di questa <+corsivo>escalation<+tondo> che il Quirinale ha ritenuto di dover fissare un paletto, di richiamare Berlusconi alla coerenza rispetto alle dichiarazioni di lealtà all’esecutivo sbandierate sino a poche settimane fa. Un segnale di vigile presenza, quello di Napolitano, che tra le righe nasconde diversi messaggi. Il primo è che la "ripresina" di fine anno ha bisogno di un governo. Quello attualmente in carica è ritenuto il migliore possibile, perché stringe intorno ad un unico progetto di rilancio economico e di riforme istituzionali i due maggiori partiti di centrodestra e centrosinistra. Ma in ogni caso un eventuale strappo da parte del Cav non avrà come derivazione automatica e immediata il voto. Il capo dello Stato - cui è addebitata anche l’ipotesi di un messaggio al Paese nel caso Berlusconi rompesse - le proverà tutte. Fioccano le voci su un Letta-bis, ma l’attuale premier sembra dubbioso. L’appeal dell’operazione dipende non tanto dalla "quantità" di dissidenti Pdl ed M5S pronti a sostenere un nuovo esecutivo, quanto dalla loro "qualità". I nomi sinora circolati - e smentiti - danno l’idea di una maggioranza raccogliticcia. Ma il Colle avrebbe sempre tra le mani l’opzione numero due, un governo istituzionale guidato da Giuliano Amato con l’obiettivo di coagulare una maggioranza intorno ad una nuova legge elettorale. Proprio sulle necessarie modifiche al Porcellum, Napolitano stavolta non è disposto a transigere. E forse, nella baraonda di dichiarazioni di guerra giunte ieri da Pdl e Pd, vale la pena isolarne due. Un botta e risposta tra Anna Finocchiaro e Renato Schifani che di fatto riapre una finestrella sulla cosiddetta "clausola di salvaguardia", quell’intervento minimale in grado di depurare il Porcellum dai tre vizi maggiori: il mega-premio alla Camera per la coalizione che arriva prima, la quasi impossibilità di avere una maggioranza al Senato e la forte limitazione del diritto dei cittadini a scegliersi i propri rappresentanti. Se nemmeno su questo punto ci fosse un sussulto di responsabilità, allora davvero Napolitano potrebbe fissare gli occhi degli italiani attraverso l’obiettivo di una telecamera e giungere all’irreparabile, alle dimissioni.
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