giovedì 13 novembre 2014
La manifestazione #FamilyAct sabato a Roma. «C’è un problema culturale: si vuole appiattire la differenza sessuale e la genitorialità».
LE ADESIONI
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Aumentano le adesioni al #FamilyAct, la manifestazione promossa dal Nuovo Centrodestra, che si terrà sabato prossimo a partire dalle 14.30 a Roma. L’iniziativa vuole rispondere agli attacchi concentrici nei confronti dell’istituto familiare e del diritto alla vita. L’obiettivo è quello di chiedere le riforme necessarie in ottica di sostegno alle coppie giovani e in difficoltà economiche. Oltre ad aprire a tutte le realtà associative che continuano a credere nei valori cardine della Costituzione. Dal palco verrà illustrato il pacchetto di provvedimenti a sostegno della famiglia e della vita: edilizia sociale, piano fertilità, conciliazione tra tempi di lavoro e di famiglia, sgravi fiscali e tributari. Ncd riproporrà anche l’idea, «non nuova», di dare rappresentanza politica ai figli minori attraverso la capacità di voto plurimo dei loro genitori. Lo annuncia in una nota il capogruppo al Senato di Ncd, Maurizio Sacconi, che ricorda come di questa ipotesi «parlò per primo Antonio Rosmini nella sua bozza di Costituzione del 1848». «Sappiamo molto bene che c’è un’emergenza occupazionale. In questo senso abbiamo proposto provvedimenti come i bonus e gli incentivi per aiutare le giovani coppie. Misure che vogliono essere anche strumenti a difesa della famiglia e della vita». Lo ricorda Eugenia Roccella, parlamentare di Ncd, in vista della vigilia della manifestazione di sabato in Piazza Farnese. Perché questa mobilitazione? In questo momento c’è un assedio antropologico alla famiglia che comincia a riguardare anche l’educazione. Le teorie del gender si stanno studiando nelle scuole. Ormai non si parla più di famiglia e di tipologia unica, fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Sta subentrando il concetto di famiglie: in questo modo si vuole appiattire la differenza sessuale e la genitorialità. In che modo? L’introduzione dell’eterologa sta modificando in maniera radicale la filiazione. Non ci sono più i limiti posti dalla legge 40. Si sta addirittura mettendo in discussione l’idea di gratuità legata all’amore di mamma e papà che decidono di mettere al mondo un figlio. Come spiega questi attacchi? Ci sono forti interessi politici ed economici che si nascondono dietro a queste minacce ai valori della famiglia e della vita. La pronuncia della Corte costituzionale sull’eterologa, le unioni civili in Parlamento, i sindaci che sfidano la legalità e registrano i matrimoni gay contratti all’estero, le Regioni che scavalcano sulla fecondazione assistita sono sintomi di questi attacchi concentrici. Basti pensare alle lobby interessate all’approvvigionamento sul mercato di gameti e ovociti. La manifestazione di sabato può fermare queste minacce? La nostra è una manifestazione di servizio. Abbiamo provato a dare voce al popolo. A Piazza Farnese vogliamo dare spazio ad associazioni e persone che hanno a cuore le sorti della famiglia e della vita. Ma c’è diffidenza nei confronti della politica... Ce ne rendiamo conto. Ma la nostra non è una manifestazione di partito. Purtroppo i parlamentari cattolici sono una minoranza, spesso silenziosa. Noi proviamo a far passare nella maggioranza di governo provvedimenti che tutelino i valori della famiglia e della vita. Abbiamo ritenuto che questo fosse il momento opportuno di rispondere agli assedi. Se l’opinione pubblica si mobilita aiuta la politica a prendere posizioni coraggiose. Possono servire politiche di incoraggiamento a favore delle famiglie? Esiste prima di tutto un problema culturale. Tutta l’Europa ha un tasso di natalità sotto il 2%. Purtroppo si è persa la sicurezza del legame matrimoniale, nonostante la Costituzione richiami all’unione tra uomo e donna fondata sul diritto naturale e sulla procreazione. C’è un problema di abitudine al benessere, che oggi si è incrinato. Per i nostri padri e i nostri nonni i figli erano invece considerati una ricchezza anche da chi era povero.
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