mercoledì 15 maggio 2013
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​Trentacinque baresi (14 donne e 21 uomini) avrebbero "adottato" uno o più clandestini perché fossero regolarizzati, non a scopo benefico, ma in cambio di denaro. A loro e ai quattro extracomunitari che gestivano l'attività illecita questa mattina i militari della Guardia di Finanza del Gruppo Pronto Impiego di Bari del Comando Provinciale di Bari, su disposizione della Procura, hanno notificato l'avviso di conclusioni indagini con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina sul territorio italiano e per aver prodotto false dichiarazioni di assunzione di personale extracomunitario.Un'indagine molto più ampia e articolata che ha portato alla denuncia di 650 persone di varia nazionalità e che è stata avviata a seguito di numerose anomalie riscontrate dai militari della Guardia di finanza nel controllo della documentazione che attestava - durante alcuni controlli fatti nei confronti di alcuni extracomunitari - l'avvio della "procedura di regolarizzazione" (così come previsto dalla legge 102 dell'agosto 2009 che aveva lo scopo di agevolare l'emersione e la regolarizzazione degli extracomunitari presenti in Italia) che giustificasse la regolare presenza sul territorio italiano a seguito di un'assunzione. Avvio di procedura che consentiva di ottenere un permesso di soggiorno provvisorio valido fino alla convocazione presso la Prefettura competente.I sospetti dei baschi verdi sono aumentati e segnalati alla Procura di Bari quando a esibire la documentazione erano uomini provenienti dall'Africa che erano già stati segnalati alle forze dell'ordine per vendita di materiale contraffatto, un'attività a delinquere che mal si conciliava con la documentazione che attestava l'assunzione presso famiglie baresi come collaboratori domestici, badanti, giardinieri eccetera. Alcune famiglie arrivano a dichiarare anche la presenza in casa di tre collaboratori domestici.I 195 indagati baresi che si prestavano a dichiarare la falsa assunzione in cambio di denaro (da poche centinaia di euro fino a duemila) facevano riferimento a una "base operativa" -  che aveva la sua copertura in due Internet Point nel centro di Bari - gestita da due senegalesi, un pakistano e un bengalese. Erano loro che per via telematica si preoccupavano di inviare on line le false attestazioni di assunzioni regolarmente firmate dai falsi datori di lavoro baresi. L'inchiesta - denominata "Vindicta" (l'istituto del Diritto Romano con cui il proprietario di uno schiavo lo rendeva libero) ha portato all'identificazione di ben 195 italiani (quasi tutti residenti a Bari) che si sono prestati a questa attività illecita.
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