domenica 12 marzo 2017
A 4 anni dall’incidente, il giovane è tornato al lavoro. In un libro racconta la sua «Voglia di vivere»: «La fede mi ha aiutato a superare i momenti bui»
Fabio Castagnoli con il suo libro.

Fabio Castagnoli con il suo libro.

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Per raccontare il ritorno da due mesi di coma, a causa di un gravissimo incidente stradale, ha scritto il libro “Voglia di vivere”. In poco più di cento pagine Fabio Castagnoli, 31 anni, infermiere professionale all’ospedale di Forlì, racconta la sua difficile ma anche esaltante odissea di quattro anni, cioè dall’incidente stradale del 17 febbraio 2013, che lo portò alle soglie della morte (ricevette anche l’estrema unzione), fino al recupero attuale, tanto che è tornato a lavorare in ospedale guidando la sua auto, non più nel reparto, ma nell’ufficio della direzione. «La mia voglia di vivere – racconta – mi ha rimesso in piedi. Non guardo a quello che ero, ma a quello che sono».


Fabio era un giovane pieno di vitalità, con tanti interessi: infermiere molto stimato, istruttore di nuoto, giocatore di calcio, chitarrista con cd incisi e protagonista nella compagnia teatrale “La Lanterna”, amante della moto e della bici, animatore nella sua parrocchia di S. Tomè (alle porte di Forlì), nel centro estivo per ragazzi dell’Azione cattolica diocesana, fidanzato con Laura e tante altre cose. «L’incidente – prosegue – mi ha sbarrato la strada con un muro. Ma, una volta risvegliatomi dal coma e ripreso un minimo di lucidità, ho tentato di riaprire una porta in quel muro». Dopo anni di ospedali (a Cesena e Forlì), di terapia (al S. Giorgio di Ferrara) e di fisioterapia in palestra e piscina, Fabio ha ritrovato l’entusiasmo della vita e, oltre al lavoro, è tornato a fare tante cose: presenta spettacoli e concerti, fa il clown, suona la chitarra, ha fondato un gruppo di ping pong e l’associazione “In Cammino”, «per camminare insieme in tutti i sensi».

Ha inventato perfino una scuola per campanari guidata dallo storico nonno e mastro campanaro Depalmo, che rilascia tanto di attestato, e ora ha scritto il libro “Vo- glia di vivere”, che l’altra domenica ha presentato sotto forma di spettacolo applauditissimo nel teatro della parrocchia di S. Martino in Villafranca, con oltre 500 persone di tutta la zona pastorale. Dove trovare tanta forza, determinazione e coraggio per rialzarsi, nonostante le difficoltà che sembravano per mesi e anni insormontabili? Risponde l’interessato: «Nell’amore della mia famiglia, formata dai genitori Gigliola e Adriano e da mia sorella Lucia, nell’affetto degli amici della parrocchia, del lavoro e degli hobby, nella vicinanza dei preti don Andrea Carubia e don Stefano Vasumi e del vescovo di Forlì-Bertinoro, Lino Pizzi, che è venuto spesso a trovarmi, nella fede nel Signore e nella Madonna, che ho sempre pregato e prego, anche quando sembra impossibile farcela».

Anche alla stesura del libro ha partecipato tutta la comunità che ha sempre sostenuto Fabio: la famiglia, la parrocchia, gli amici, medici, fisioterapisti. «L’obiettivo di questo diario – commenta Fabio – è riuscire a dire come si possono affrontare le difficoltà della vita, trovare aspetti positivi nei momenti brutti, riuscire a sollevarsi, saltare il fosso e accettarsi come si è. La vita è come un’auto: il parabrezza è più grande dello specchietto retrovisore, è più importante guardare avanti che indietro». La testimonianza di Fabio vuol essere anche un incoraggiamento per chi, in situazioni simili, sembra non farcela più ad andare avanti e vorrebbe farla finita. Conclude a questo proposito il giovane: «Il protagonista di tutta questa storia non sono io, ma la vita. Anche quando una situazione sembra disperata, bisogna credere nella cura, cioè nella vita, che ha valore anche quando non è secondo i nostri standard e quelli della cultura dominante, perché inguaribile non vuol dire incurabile ».

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