venerdì 9 maggio 2014
I pm: una "cupola" per gli appalti. Arrestato il general manager Paris. Manette per Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, ex di Mani Pulite.
L'altro contagio di Danilo Paolini
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Un’associazione a delinquere lavorava ai fianchi l’Expo. Almeno questa è la convinzione dei magistrati. Lavorava per truccare, condizionare, orientare gli appalti. Perno e ostaggio volontario Angelo Paris (48 anni), responsabile dell’ufficio contratti dell’Esposizione Universale. Ma anche general manager di tutto quanto, cosa che gli consentiva di allargarsi ad altri settori senza particolari problemi.Expo e vecchie glorie"Promotore, capo e coordinatore degli associati" era la più vecchia gloria di Mani Pulite: Gianstefano Frigerio (74 anni), detto "il Professore" (già segretario regionale e deputato Dc, parlamentare di Forza Italia poi), arrestato la prima volta il 5 maggio 1992. Sedici mesi dopo (1 marzo ’93) lo seguì a San Vittore il "Compagno G", Primo Greganti (70), ammirato militante di base che patteggiò - senza confessare - i finanziamenti illeciti al Pci. Nello stesso cerchio ora è con lui Luigi Grillo, senatore Pdl fino alla scorsa legislatura. «Sodali tra loro - dicono i pm - erano incaricati del raccordo col mondo politico», coop rosse e Pdl. Avrebbero favorito, questa l’accusa, «le imprese di riferimento, curavano gli sviluppi di carriera dei funzionari pubblici coinvolti nelle procedure di appalto, partecipavano alla suddivisione delle somme versate dagli imprenditori». Una quota proporzionale spettava anche a Sergio Cattozzo (67), ex segretario Dc ligure - ora primo scudiero di Frigerio. Sesto arrestato sia pure ai domiciliari, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni (57), che partecipò alla "procedura ristretta dell’appalto integrato delle cosiddette architetture dei servizi Expo".Settimo in cella Enrico Maltauro: "imprenditore di riferimento dell’associazione - dicono i pm - teneva i contatti con i pubblici ufficiali da corrompere". E anche per questo dal dicembre 2012, con un contributo mensile in contanti di 40mila euro, "provvedeva alle provviste per le turbative d’asta". Per i fondi neri usava "lo schermo di falsi contratti di consulenza e di collaborazione". Naturalmente riservava a se stesso la parte più ghiotta con una serie di lavori in Expo, incluse, con versamenti di 600mila euro, proprio le architetture di servizio e da ultimo la controversa realizzazione delle Vie d’acqua. Sua era la fetta maggiore, per l’accusa, anche in Sanità. Per le aziende ospedaliere di Melegnano, Lecco e San Carlo di Milano. E per il progetto della Città della Salute, che sulle ex aree Falck di Sesto San Giovanni dovrebbe trasferire il Besta e l’Istituto dei Tumori. Avrebbe contributo a "condizionare" anche l’appalto (valore di 98 milioni di euro) a un raggruppamento di imprese Saipem (di cui Maltauro era "mandante") per la cementificazione di soluzioni liquide radioattive nel sito di Sinaluggia.Tavoli e ceneTutto questo si è svolto intorno a molti tavoli, con pranzi e cene di lavoro. Una anche ad Arcore con Silvio Berlusconi il 3 febbraio 2014. Su input di Frigerio, l’aveva coordinata Fabrizio Sala, sottosegretario all’Expo per la Regione Lombardia (da non confondere con Giuseppe Sala, commissario straordinario che non compare in alcuna delle centinaia di registrazioni). Il proposito della cena era agevolare ancora la carriera di Angelo Paris, che, proprio per questo, sin dal primo contatto si era messo a totale disposizione di Frigerio, che lo cooptò immediatamente come "uno dei nostri". Berlusconi, che, come decine di politici, compare nelle intercettazioni, non è indagato. Per tre ore parlò solo di se stesso. Il tavolo vero, quello che la Boccassini definisce "cupola", era in un centro culturale intestato a Tommaso Moro. Ma non sembra forse rivolto al bene né che coltivasse alcuna "Utopia". Lo dirigeva sempre Frigerio. Le riunioni, frequentate anche da politici e pressoché giornaliere, ora gonfieranno l’inchiesta. Cui è stato messo rapidamente un punto fermo, dice il procuratore Edmondo Bruti Liberati, per fare ripartire Expo senza problemi. Polemiche in ProcuraMa non potrebbe servire a mettere la sordina alle polemiche che dilaniano la Procura. L’inchiesta coordinata dalla Boccassini non ha infatti trovato infiltrazioni mafiose. E Alfredo Robledo, che rivendicava la competenza alla sua sezione (reati contro la pubblica amministrazione), si è rifiutato di avallarlo con la sua firma.

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