sabato 7 febbraio 2015
​Un coro di reazioni critiche al progetto di "concentrare" la prostituzione in un quartiere romano.
ECCO I 7 MOTIVI PER NON REGOLAMENTARE LA PROSTITUZIONE
Degrado capitale di Francesco Riccardi
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​La proposta di istituire a Roma, nel quartiere Eur, una zona "a luce rossa", dove concentrare le prostitute, ha suscitato ampie reazioni negative. Associazione Papa Giovanni XXIIIUna “scelta fallimentare” perché “nessuna donna nasce prostituta, qualcuno la fa diventare, ovvero i clienti e il racket”. Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, condanna senza mezzi termini la scelta di aprire un “quartiere a luci rosse” a Roma. Peraltro “lo stesso sindaco di Amsterdam, nel 2003, ha dovuto riconoscere che nei quartieri olandesi a luci rosse il racket la fa da padrone”. Come diceva don Oreste Benzi, “ci vuole tolleranza zero, bisogna scoraggiare la domanda e non regolamentarla”. La proposta romana, invece, crea un “danno irreversibile”. Prima di tutto sulle vittime, cioè le donne. “Quelle che accogliamo ogni giorno - spiega Ramonda al Sir - hanno traumi psicologici che dureranno per tutta la vita”. E poi sulla cultura, poiché “ingenera il concetto che la donna è un oggetto e la si può denigrare”. “Perché allora - propone provocatoriamente - non creare una zona virtuale in cui segnalare a tutti le targhe dei clienti? Oppure fare come in Svezia, dove le multe ai clienti vengono recapitate per posta alle famiglie?”. Lo stigma sociale può servire alla prevenzione, mentre la proposta romana è solo “un messaggio negativo forte”. “È una sfida da controbattere - conclude Ramonda - proprio perché siamo a fianco di queste donne. Non possiamo essere conniventi del’ingiustizia”.Mcl"Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, dopo aver clamorosamente fallito come amministratore della capitale, e ormai alla ricerca frenetica di un’idea per riscattarsi, ne ha trovata una delle sue, distinguendosi per l‘ennesima iniziativa estemporanea e demagogica: la creazione di un quartiere a luci rosse”. Lo afferma il presidente nazionale del Movimento cristiano lavoratori, Carlo Costalli. “Quella che potrebbe sembrare a prima vista quasi una boutade è in realtà una decisione sconvolgente, che nasce dalla falsa motivazione di liberare le donne dallo sfruttamento e dalle violenze - continua Costalli -. Come si può pensare, per liberare le donne, di rinchiuderle in ghetti, con quartieri trasformati in vere e proprie ‘case chiuse’ a cielo aperto? La dignità delle donne si difende in ben altro modo, soprattutto con politiche forti per garantire il rispetto delle regole, con una vera attenzione alle emarginazioni, con una ferma lotta alla violenza e al degrado sociale, con politiche attive di sostegno alle famiglie, con iniziative per incentivare il lavoro femminile”. Ci sarebbero “mille iniziative auspicabili per garantire l’universo femminile, ma a Marino è venuta una sola idea: rinchiudere le donne in strade loro dedicate per favorire le attività di prostituzione. Un’idea talmente strampalata che si commenta sola, e che rientra nel solco delle politiche ‘allegre’ cui Marino ci ha ormai abituati”.

Acli“Nella giornata in cui a Roma partecipavamo alla fiaccolata della Comunità Papa Giovanni contro la tratta, arrivava la pessima notizia del quartiere a luci rosse all’Eur”: Lidia Borzì è presidente delle Acli di Roma e provincia. Commentando per il Sir la decisione di “riservare” alcune strade del municipio IX della capitale alla prostituzione, spiega: “Chi vive nella capitale conosce il degrado urbano, i molti problemi diffusi, dalla povertà crescente alle periferie degradate. Sa anche che a Roma la prostituzione è in crescita, sembra inarrestabile. Un problema sociale gravissimo, dietro al quale ci sono altri due nodi insoluti: quello della sicurezza e quello appunto del degrado. Ciò detto, noi riteniamo che per far fronte allo sfruttamento di queste ragazze si debba intervenire in chiave preventiva, con misure sociali, e sul versante dell’istruzione”. Borzì invoca una “alleanza stretta fra istituzioni, Comune, forze sociali, comitati di quartiere, forze dell’ordine”. “Capisco anche la disperazione dei cittadini di quei quartieri in cui la prostituzione ha attecchito. C’è, oggettivamente, il nodo del degrado di quei quartieri. Eppure la risposta che si vorrebbe proporre, creando i ghetti della prostituzione, non risolve nulla e tanto meno va incontro a quelle giovani donne rese schiave con la violenza e la sopraffazione”. Gigi De Palo"Da dicembre stiamo raccogliendo firme fuori le parrocchie e le scuole per far riflettere sul fatto che la dignità di una persona non vale il decoro di un quartiere. Stride il fatto che sia stata annunciata la notizia che nel quartiere romano dell’Eur ci saranno delle strade a luci rosse proprio alla vigilia della prima Giornata che il Papa tanto amato ha voluto contro la tratta delle persone”. A dirlo al Sir è Gigi De Palo, consigliere comunale di Roma Capitale con la Lista Civica Cittadini X Roma di cui è capogruppo e presidente di “OL3”, associazione che vuole chiamare all’impegno politico i giovani. “Quello che mi sorprende di più - sottolinea De Palo - è che ci siano delle donne che spingono di più verso questa soluzione: l’assessore alle Politiche sociali Francesca Danese e l’assessore alle Pari opportunità Alessandra Cattoi”. E poi, aggiunge, “se volessi dirla proprio tutta, ma è di sinistra un ragionamento di questo tipo? Ma la sinistra di un tempo, che aveva a cuore un intervento dello Stato che non andasse in senso liberista, che fine ha fatto?”.

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