mercoledì 19 novembre 2014
La Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la condanna per i morti causati dalla lavorazione dell’amianto. 
SECONDO NOI La legge è legge, ma stavolta è dura I LA SCHEDA Amianto, il killer silenzioso
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​La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso Eternit per i morti causati dalla lavorazione dell’amianto nello stabilimento di Casale Monferrato. Sono stati annullati anche i risarcimenti per le vittime. La prescrizione è maturata al termine del primo grado. In particolare la Cassazione ha decretato che il reato era prescritto già in primo grado, il 13 febbraio 2012. La prima sezione penale, dopo appena due ore di Camera di consiglio, ha dunque dichiarato definitivamente chiusa la vicenda giudiziaria relativa alla strage da amianto sulla quale era intervenuta la sentenza della Corte d’Appello di Torino il 3 giugno 2013 che aveva condannato a 18 anni per disastro ambientale doloso Schmidheiny, unico imputato rimasto nel processo. Il processo, su fatti del giugno 1976, è arrivato così al suo ultimo atto con una prescrizione che, seppure risulti dall’applicazione aritmetica della legge, infligge una nuova, insanabile ferita a migliaia di famiglie che si sono viste strappare dall’amianto uno dei loro cari uccisi da tumori provocati dall’inalazione di polveri d’amianto. La decisione ha suscitato le proteste dei numerosi familiari delle vittime presenti al verdetto. «Vergogna, vergogna», hanno gridato in tanti subito dopo la lettura della sentenza, giunta in serata. La decisione della Suprema Corte dà un colpo di spugna anche su tutti i possibili risarcimenti. Le provvisionali disposte dalla Corte d’Appello di Torino sfioravano i 90 milioni di euro. «Aspetto di leggere la sentenza», si è limitato a dire il pm Raffaele Guariniello. Il magistrato, che in primo grado e in appello aveva ottenuto la condanna del magnate svizzero, non ha voluto aggiungere altro, mentre per Franco Coppi, avvocato difensore di Stephan Schmidheiny, la sentenza «non è una sconfitta della giustizia»: «L’accusa che era stata formulata era di disastro ambientale doloso – aggiunge Coppi –. Non si parlava dei morti, per quel tipo di reato sono trascorsi più di 30 anni e quindi la Cassazione ha semplicemente preso atto del fatto che a distanza di così tanti anni non si può condannare nessuno». A ogni modo, puntualizza il penalista, «la Cassazione non dice che l’amianto è inoffensivo». «Per l’Inail i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro, che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione ha demolito in radice questo processo»: lo afferma l’avvocato generale dell’Inail Giuseppe Vella insieme all’avvocato Teresa Ottolini che ha difeso l’Inail in Cassazione. Per il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino «non può che destare profonda indignazione il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici. Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia è segno che c'è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti piemontesi e italiani dell'Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future. Alle famiglie delle vittime, alle associazioni che si sono battute in questi anni e a tutti coloro che attendevano un giudizio di giustizia ed equità, vanno la mia solidarietà, il mio sostegno e la mia vicinanza».
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