giovedì 1 ottobre 2015
​Alle maestre non era sfuggito il rifiuto di alcuni alunni islamici di ascoltare musica. Le indagini della polizia hanno poi portato altri elementi inquietanti.
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In tutto il mondo islamico, dall'Iran al Sudan, dal Marocco all'Indonesia, pasando per il Golfo, si suona e si canta. Ma alcuni predicatori iperfondamentalisti, appartenenti a sette minoritarie come quelle a cui aderiscono ad esempio i talebani, insegnano che è peccato. Uno di questi "religiosi", nel Vicentino, aveva vietato a dei bambini islamici di ascoltare musica a scuola. Ora l'imam algerino, 36 anni, è stato espulso dall'Italia. Il provvedimento, emesso dal ministero dell'Interno per "motivi di ordine pubblico", è stato eseguito ieri sera dalla Polizia di Stato. L'episodio da cui ha avuto origine la decisione è accaduto il 21 gennaio 2015, in una scuola elementare della provincia di Vicenza, quando, nel corso di una lezione scolastica di educazione musicale, alcuni alunni della quinta, bambini di 10 anni tutti di origine magrebina e di fede islamica, si tapparono le orecchie per non sentire la musica. Le motivazioni addotte dagli stessi alunni richiamavano gli insegnamenti ricevuti dall'imam del centro islamico da loro frequentato, il quale, nelle lezioni coraniche che comunemente presiedeva, aveva predicato che ascoltare musica e utilizzare strumenti musicali costituisce peccato. Lo strano atteggiamento dei piccoli non è sfuggito alle maestre, che subito ci hanno voluto vedere chiaro. Ovviamente la cosa è stata riferita anche alle autorità competenti. Ancora una volta la scuola si è dimostrato un ottimo punto di osservazione sulla realtà sociale, che la circonda. L'imam, inoltre, "non intratteneva rapporti con cittadini italiani, se non con quelli convertiti all'Islam, rifuggendo qualsiasi forma di integrazione con la società italiana. Nonostante, quindi, l'interessato si trovasse in Italia dal 2002, non risultava inserito nel contesto sociale di riferimento". Queste e molte altre informazioni raccolte dalla Digos di Vicenza hanno comportato l'emissione del provvedimento di espulsione da parte del Ministero dell'Interno, "ritenendo lo straniero una minaccia per la sicurezza dello Stato". L'espulsione è stata eseguita mediante il respingimento alla frontiera marittima di Civitavecchia da parte della Polizia di Frontiera. Infatti, l'algerino, per il periodo estivo (e prima dell'emissione del provvedimento), era tornato in patria per un breve soggiorno e ieri pomeriggio è stato fermato al rientro in Italia, dopo il viaggio in nave da Tunisi. L'uomo, al quale è stata notificata l'espulsione ai controlli di frontiera, è quindi stato respinto nel Paese di provenienza mediante reimbarco su motonave diretta a Tunisi, partita da Civitavecchia in serata. Per dieci anni non potrà rientrare in Italia, pena la reclusione da uno a quattro anni.
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