domenica 3 aprile 2016
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TARANTO Continuano i respingimenti nell’hotspot di Taranto allestito al porto. Anche ieri pomeriggio 300 profughi marocchini sono stati allontanati. Per la questura sono loro ad aver rifiutato la protezione internazionale. Nella lunga fila davanti ad una delle pochissime cabine telefoniche rimaste in circolazione, però la versione è un’altra. «Ci hanno chiesto i nostri dati, da dove venivamo. Poi – raccontano i migranti – se siamo venuti qui per lavorare. Abbiamo risposto tutti sì. Vogliamo lavorare. E così ci hanno dato i fogli di via e ci hanno detto che potevamo andarcene». Migranti economici e non richiedenti asilo, dunque. E la legge è chiara: non possono restare in Italia. Entro sei giorni dovranno lasciare il Paese e rimpatriare. «Senza documenti e senza soldi dove vuoi che vadano – racconta Ilenia, una giovane volontaria – ieri mattina abbiamo aiutato gli ultimi 25 rimasti a Taranto, respinti venerdì. Grazie al passaparola dei social, tanti cittadini sono venuti nella palestra dismessa che il Comune ci ha aperto per l’emergenza, portando viveri e generi di prima necessità». Una donna ha messo il suo conto corrente bancario a disposizione della famiglie dei migranti rimasti. Così, una volta ricevuto il denaro, alla spicciolata sono partiti. Chi non aveva nessuno a cui chiedere è stato aiutato con una colletta dagli stessi compagni di viaggio. «Non abbiamo fatto in tempo a lasciare il palazzetto – prosegue Ilenia – che altri 70 erano in stazione. Persone a cui bisogna garantire un panino e dell’acqua. Per questo il plauso va alle associazioni ed alla Protezione civile Due Mari. Non capisco però, visto che si parla tanto di sicurezza, come sia possibile che nessuno si curi che tanta gente vaghi per strada». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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