martedì 10 febbraio 2015
​Crescono i dissensi anche nel Pd. Il prefetto Pecoraro: è reato di favoreggiamento, non si possono fare. Da Fi una denuncia in Procura.
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Lapidario. «Le 'zone a luci rosse' a Roma non si possono fare. Significherebbe ammettere la prostituzione, cioè dire che è lecita » e «nel momento in cui si indicano delle zone si configura il favoreggiamento, cioè indurre la prostituzione in quelle zone», parola del prefetto della capitale, Giuseppe Pecoraro. Che chiarisce ancor più e meglio la situazione: con le 'zone a luci rosse' si dice che «chi utilizza la donna non sarebbe passibile di sanzione, ma non è così, perché la legge Merlin è ancora in vigore: quindi il cliente o la sfruttatore sarebbero comunque puniti».  Segnali di... ripensamenti del resto si moltiplicano. Ad esempio domani «avremo una riunione, nella sede del Nazareno, per discutere» la proposta di creare zone 'a luci rosse' nella Capitale «e ne uscirà la posizione del Pd», fa sapere il presidente Pd, Matteo Orfini. Lasciando intuire che la questione non sia facile come forse è sembrata alla giunta capitolina: «Mi aspetto una discussione, non si è ancora fatta ed è bene farla». Anche nel Pd romano i malumori crescono: questo progetto «vuol dire legalizzare lo sfruttamento delle donne», dice chiaro e tondo Daniela Tiburzi, presidente Commissione delle elette di Roma capitale. E ancora: «Verrebbe data possibilità al racket di utilizzare un mezzo efficiente». Allora «la capitale deve essere esempio per tutto il Paese di liberazione di tutte le schiave del sesso, per questo noi ammini-stratori dobbiamo individuare soluzioni senza cadere nella trappola della legalizzazione o, peggio, della trovata pubblicitaria ». Secondo Giulia Tempesta, vicecapogruppo Pd in consiglio comunale, «l’istituzione tout court di alcune zone a luci rosse a Roma non può risolvere la questione della prostituzione, anzi, potrebbe far addirittura apparire legittimo un fenomeno che va contrastato». Un predecessore di Marino, Francesco Rutelli, pone poi sei domande alla giunta, ad esempio «siete informati che la legge italiana sanziona chi favorisce la prostituzione? ».  Nel frattempo il coordinatore nazionale dei Club FI Marcello Fiori e il coordinatore romano Davide Bordoni presenteranno in Procura un esposto contro il sindaco di Roma Ignazio Marino, il presidente del IX Municipio Andrea Santoro e il comandante dei vigili della Capitale Raffaele Clemente sull’intenzione di creare all’Eur 'strade a luci rosse', ipotizzando quel reato appunto di favoreggiamento: «Né più, né meno quel che hanno intenzione di fare Marino, Santoro e il comandante Clemente».  Duro anche il commento dell’Osservatore Romano: «Indigna voler istituire aree 'a luci rosse' nel quartiere Eur – si legge in un editoriale –. Ci sconvolge questa decisione che è espressione dell’incapacità di guardare in faccia il fenomeno nella sua complessità e drammaticità, di prendere misure adeguate per contrastare il traffico, di operare, anche e soprattutto a livello culturale, contro la mercificazione delle donne». Tuttavia il sindaco insiste: tolleranza zero nelle aree pubbliche e larga nelle zone lontane da scuole e condomini? «Non posso fare altro che immaginare situazioni di questo tipo – risponde Ignazio Marino (a Rainews24)  –. Non sono un legislatore nazionale». Cioè «individuare luoghi dove questa (la prostituzione, ndr) non è tollerata assolutamente, come parchi pubblici e mandare a casa dei clienti multe di 500 euro dove si dice che sono legate al fatto che si intrattenevano con prostitute». E insiste anche Andrea Santoro, il minisindaco dell’Eur: «Siamo in un momento in cui possiamo davvero cambiare le cose. Possiamo essere quelli che riescono a dire basta alla tratta di vite umane. Anzi, che lo fanno », scrive su Facebook.
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