mercoledì 9 novembre 2022
Per i giudici costituzionali l’intervento del governo «trasforma da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità», ma ora bisognerà verificarne gli effetti
Ergastolo ostativo, la Consulta rimanda gli atti in Cassazione

Ansa

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Il percorso dell’ergastolo ostativo riparte dalla Cassazione, a cui la Consulta ha restituito ieri gli atti del ricorso per la quale era stata chiamata in causa. Una decisione che consentirà ai giudici della Suprema corte di «valutare gli effetti della normativa sopravvenuta sulla rilevanza delle questioni sollevate», come si legge in una nota della Corte Costituzionale, «nonché di procedere a una nuova valutazione della loro non manifesta infondatezza».

In sostanza non si tratta né di un via libera al nuovo decreto legge del governo né di una bocciatura per incostituzionalità. Questo perché il procedimento da cui ha origine l’intervento della Consulta riguardava la normativa precedente (che prevedeva la preclusione automatica ai benefici per chi ha commesso reati gravi , per lo più mafia e terrorismo, e non ha collaborato con la giustizia). Nel frattempo, però, è intervenuto il nuovo dl, con il quale l’esecutivo ha tentato di ottemperare alle indicazioni dell’Alta corte. Una norma che da una parte elimina l’automatismo oggetto di rilievo, ma dall’altra conserva un alto grado di difficoltà di accesso alla scarcerazione.

«Le nuove disposizioni incidono immediatamente e direttamente sulle norme oggetto del giudizio di legittimità costituzionale, trasformando da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità che impedisce la concessione dei benefici a favore di tutti i condannati per reati cosiddetti “ostativi”, che non hanno collaborato con la giustizia – riconoscono in parte i giudici –. Costoro sono ora ammessi a chiedere i benefici, sebbene in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni, diversificate a seconda dei reati che vengono in rilievo». Ieri le parti in causa hanno offerto alla Corte ulteriori elementi a sostegno delle rispettive tesi.

Per l’Avvocatura dello Stato il provvedimento voluto da Meloni è in linea con quanto chiesto dalla Consulta ma per la difesadell’imputato rappresenta la «morte della speranza». «Credo che il legislatore governativo sia stato pedissequo con quanto richiesto dalla Consulta con la sua ordinanza del 2021», ha sottolineato il rappresentante della Presidenza del Consiglio, Ettore Figliolia, parlando di un decreto «legittimo ». «Il principio della funzione della riabilitazione della pena deve valere per tutti», è stato invece il commento dell’avvocato Giovanna Beatrici Araniti, rappresentante del condannato ricorrente, che sperava in una sentenza di illegittimità paragonata a «un germoglio di un nuovo umanesimo».

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