martedì 29 aprile 2014
Il gesto generoso di una donna anziana. La somma, già stanziata in un legato, è stata anticipata a causa della situazione in cui versa la struttura diretta da Paola Bonzi. (Marcello Palmieri)
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La generosità di una madre e la sensibilità del figlio. La confi­denza a un sacerdote. E un giornalista che ci mette del suo. Ec­co una storia di primavera, la storia di un gesto che diffonde nell’aria il profumo della vita. Lei abita nel Mantovano. Inizia a sentire il peso degli anni, decide di fare testamento. E le sue ultime vo­lontà decidono ben più che di pochi euro. Ecco allora un legato, e cioè u­na disposizione a vantaggio di un soggetto diverso dagli eredi: la signora lo istituisce a favore di un en­te benefico, ma non specifica quale. Indica solo la somma: 100mila euro. Il figlio lo sa. E ben avrebbe potuto comportarsi come tanti: rappresen­tare la situazione a un legale, trovar subito le argomentazioni da far va­lere alla morte della madre per pa­ralizzare questa sua disposizione. E tenersi quella cifra, come erede. Ma l’uomo, per il momento almeno, non dà lavoro all’avvocato. Al contrario, decide di parlarne con un sacerdo­te del territorio. Ne scaturisce un al­tro comportamento virtuoso: il sa­cerdote conosce bene realtà merite­voli attive in zona, con le carte per­fettamente in regola per diventare destinatarie del legato. Eppure, pro­prio in quel periodo lo aveva colpi­to il racconto di un amico: un gior­nalista, che per necessità di servizio conosce bene uno tra i più noti Cen­tri di aiuto alla vita. Quello che ope­ra nella clinica Mangiagalli di Mila­no: il presidio di maggior riferimen­to per le gestanti meneghine. Quel­lo che accoglie mamme psicologi­camente consumate da una mater­nità difficile, offrendo loro una con­creta alternativa all’aborto, anche grazie agli sforzi di unan donna co­me Paola Bonzi che da oltre trent’an­ni si batte con coraggio per difen­dere il diritto delle mamme a tener­si i loro bambini. Ma l’impegno contro l’aborto costa tanti sacrifici e tanto impegno eco­nomico. Così non deve stupire che negli ultimi tempi il Cav Mangiagal­li fatichi sempre più a far quadrare i conti, dopo il dimezzamento dei fondi regionali. E nonostante il fat­to che in 30 anni di 'vita' abbia fat­to nascere 16mila bambini, e ora stia seguendo 2.600 donne. Ebbene: il giornalista parla con il prete, il prete riferisce al figlio della generosa donna, il figlio della generosa donna rende partecipe la madre della proposta. E ora sì che chiede un parere giuri­dico, l’uomo. Ma non per paralizza­re la futura disposizione testamen­taria; al contrario, per darle attua­zione subito con tutte le formalità del caso, ed eliminare così il rischio che in futuro qualcuno possa farla dichiarare nulla. Genitore e figlio so­no un cuore solo: senza fondi, il Cen­tro di aiuto alla vita non può più ac­cogliere nuove gestanti; e quelle che troveranno chiusa la sua porta, mol­to probabilmente decideranno di porre fine all’esistenza del piccolo che portano in grembo. E poi c’è an­che una nota di colore: Paola Bonzi, la presidente della struttura, ha ori­gini mantovane. Una ragione in più: la donazione non può aspettare, pensano. L’epilogo si consuma da­vanti a un notaio: un assegno di 100mila euro viene intestato al Cen­tro di aiuto alla vita Mangiagalli. Ed è soffice rugiada: irrorerà i nuovi ger­mogli, non permetterà che l’arsura li uccida. E sarà presto profumo di primavera. 
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