martedì 24 agosto 2010
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L’idea di farli avvicinare era stata di Charlie, il responsabile del servizio d’ordine del Meeting, pressato dai fotografi in cerca dello scatto “storico”. Imprevisto o meno, l’abbraccio tra il cardinale Peter Erdö – presidente del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa – e il metropolita Filaret c’è stato e ha scatenato una cascata di applausi nell’aula più grande della fiera, gremita dai visitatori del Meeting. Poco prima, il primate d’Ungheria aveva detto che «le questioni dogmatiche che ancora dividono cattolici e ortodossi sono talmente poche che provoca dolore il fatto che non ci sia ancora una piena comunione». E l’esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, di rimando, ha dichiarato ai giornalisti che «il 2011 per un incontro tra il Papa e il patriarca Kirill è una data davvero molto vicina, ma ostacoli di principio io non ne vedo». Se è vero che, per stare al titolo del Meeting, il cuore fa desiderare grandi cose, ieri il desiderio più grande si è materializzato nell’amicizia di due uomini dell’Est, uniti nelle fede e divisi dalle chiese. Divisioni che per l’arcivescovo di Budapest sono solo o soprattutto dogmatiche - «sui temi pastorali, ad esempio sulla vita e sulla famiglia abbiamo le stesse posizioni» - e anche sotto questo profilo («che compete alla Santa Sede» ha precisato il cardinale) il dialogo interconfessionale è ad un passo dal concludersi, al punto che la sua incompiutezza provoca, appunto, «dolore». Conferma Filaret, metropolita di Minsk e Sluzk: «Siamo ormai da tempo in dialogo e a volte in questo percorso ci sono momenti di slancio a volte una caduta di tensione» ma ora Roma e Mosca «si stanno parlando del futuro della chiesa e dio voglia che quest’atmosfera continui».Erdö e Filaret si sono confrontati per un’ora sulla fede in Europa, partendo dalla domanda di Dostoevskij: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni, può credere, credere proprio alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?». Filaret ha insistito sul tema del cuore come «campo di battaglia tra il diavolo e Dio»  e individuando questa lotta perenne anche «nei processi di sviluppo dei sistemi democratici in Europa e nel mondo», mentre Erdö ha esaminato la figura dell’intellettuale europeo, il quale non può prescindere dall’eredità cristiana nella sua ricerca di risposte. Linguaggi che sembrano far dimenticare gli errori del passato quando, ha commentato Filaret, «parlava sottovoce delle proprie falsità», sottacendo «contraddizioni che gridano al cielo».
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