mercoledì 8 giugno 2016
A Casal di Principe nel Casertano, la correlazione tra i rifiuti industriali interrati o dati alle fiamme nelle campagne e queste patologie che stanno decimando un popolo. L’onere della prova spetta allo Stato.
Terra dei fuochi, vittima è una ragazza di 21 anni
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Si riprende a scavare a Casal di Principe, nel Casertano, cuore della Terra dei fuochi. Si riprende a scavare e, puntuali, ritornano alla luce i rifiuti e i fanghi industriali ivi occultati da un ventennio. Il vecchio camorrista, poi collaboratore di giustizia, Carmine Schiavone li aveva indicati bene quei luoghi, oggi a ridosso delle case. Roberto Mancini, l’eroico poliziotto in servizio in quelle zone quei siti li aveva poi cercati e individuati. Correva l’anno 1996. Chissà perché le dichiarazioni di Schiavone furono secretate e l’informativa di Mancini archiviata. Chissà perché. Alle dichiarazioni di Schiavone si sono aggiunte in questi anni quelli di altri pentiti della camorra.  Intanto nelle nostre terre si continua a morire. Di cancro. Di leucemia. E sono sempre di più coloro che vengono colpiti in giovanissima età. Che ci sia qualcosa che non va è chiaro a tutti. Che cosa stia veramente accadendo non spetta a noi dirlo ma alle legittime autorità politiche e sanitarie. «Padre, stamane quel brutto male ha fatto un'altra vittima: una ragazza di 21 anni, Enza Esposito. Preghiamo per i genitori che sono distrutti», mi scrive una ragazza da Frattamaggiore. Quel “ brutto male” in questo caso è la leucemia. Altre volte è il cancro. Ma nessuno ha più il coraggio di chiamarli per nome, questi orribili mostriciattoli. Oltre il danno dobbiamo sopportare la beffa di chi dice che non è vero. Che non c’è correlazione tra i rifiuti industriali interrati o dati alle fiamme nelle campagne e queste patologie che stanno decimando un popolo. Non ci sono prove scientifiche. Come se l’onere della prova spettasse al popolo e non allo Stato. Se non ci sono studi scientifici la colpa non è certo delle povere vittime. Dieci giorni fa a volare in cielo furono due nostri cari amici: don Marco, sacerdote trentacinquenne e Nicola, ministro straordinario della Comunione, trentenne. I nostri cimiteri sono strapieni di tombe con i fiori bianchi. La nostra gente è stanca. Stanca e sfiduciata. Stanca e arrabbiata. Ma nonostante tutto, ancora crede che lo Stato possa e debba intervenire. Ancora nutre fiducia che questa voragine possa essere arginata. Se non per se stessi, almeno per le future generazioni. Al terribile morbo che ci uccide si unisce la povertà di tante famiglie che non ce la fanno a sostenere le spese per la cura e l’assistenza dei loro cari, spesse volte ricoverati al Nord. Non è giusto che gli innocenti paghino un prezzo tanto atroce per la cattiveria, l’ingordigia e la pigrizia dei loro fratelli in umanità. I nostri comitati, le nostre associazioni, la nostra parrocchia cercano di farsi accanto a tanto insopportabile dolore. Anche da un punto di vista economico. Piccoli aiuti per tentare di portare un conforto a chi è nel bisogno. «Se ognuno fa qualcosa, qualcosa di bello accadrà» amava ripetere il mio santo confratello padre Pino Puglisi. Per Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, invece «è meglio il poco fatto da molti che il molto fatto pochi». Facciamoci accanto a chi è nel dolore. Oso chiedere a nome degli ammalati della Terra dei fuochi, soprattutto giovani e bambini, un aiuto a chi lo può dare senza troppi sacrifici. Pregherò il Signore di metterlo sul loro conto in Paradiso. «Alla sera della vita ciò che conta è avere amato» ci ricorda san Giovanni della Croce. Io ci credo. Anche se non sempre è facile, rimane l’unica cosa veramente logica da fare. Il male sarà arginato in un solo modo: amando e perdonando. E noi per questa strada vogliamo camminare. Questa strada vogliamo percorrere.
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