venerdì 14 febbraio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Ha passato le ultime 72 ore nella war room del premier. «Rabbia? Forse delu­sione, all’inizio, ma nelle ultime ore En­rico era molto sere­no, leggero», assicu­ra Francesco Russo, il senatore forse più vicino a Letta. «Lui è un leader che scom­mette sulla serietà e sulla fedeltà alla pa­rola data. Non credo che piccole o grandi delusioni cambie­ranno il suo modo di essere. Non conside­rerà mai il cinismo u­na virtù, né coltiverà rancori». Rifiuterà davvero un dicastero di pre­stigio? Sì, ne sono certo. E non sarà un capocorrente né si candiderà alle Europee. Lavorerà nel Pd e per il Pd. Le boutade su un nuovo partito centrista sono ridicole. Noi il Pd lo abbiamo sognato e costruito, la volontà di Letta è farlo crescere, modernizzarlo, evitando però la deriva del partito di plastica, tut­to immagine e slogan. Pensa alla rivincita, magari alle prossime prima­rie per Palazzo Chigi? Non penso sia nei suoi progetti. Lui esce da que­sta esperienza con uno standing molto elevato: è, con Napolitano, la personalità politica italiana più autorevole in Europa e nel mondo. Ha rapporti che vanno oltre la semplice simpatia con i principali leader, a partire da Obama.Tutto ciò serve e ser­virà molto all’Italia e alle istituzioni. Voterete la fiducia a Renzi? Si, senza dubbio. Cosa vi ha ferito delle parole del segretario? L’idea della 'palude'. Se c’è uno che ha remato nel­la palude e l’ha superata, quello è Letta. Renzi, in­vece, trova una strada non dico pianeggiante, ma almeno pedalabile. Il Renzi I arriva al 2018? Me lo auguro, ma non ci scommetto. Aver riporta­to Alfano e Casini nell’orbita di Berlusconi signifi­ca una sola cosa: non appena il Cavaliere penserà che sia il tempo di andare a votare, riuscirà ad a­prire la crisi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: