mercoledì 29 maggio 2013
Edifici pubblici, trovata parte dei fondi. Nelle casse ci sono 500 milioni da destinare alla sistemazione di parrocchie, municipi e scuole Ne servono il triplo ma la Regione è ottimista: siamo credibili, riusciremo a trovarli. Timori per il gran numero di cantieri da far funzionare.
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I negozi hanno riaperto, ma la gente si ferma in centro solo per il tempo di un caffè. «Ai convegni, in questo palazzo che è il cuore della città, vengono in pochi. Il pubblico dei cinema si è dimezzato mentre è raddoppiato nelle sale di periferia: non ci si fida più del centro storico...». Il sindaco di uno dei borghi più belli d’Italia confessa la paura dei suoi concittadini. Enrico Campedelli ha aperto il convegno “Ad un anno dal sisma” promosso ieri dal Ministero dei beni culturali nel quattrocentesco Palazzo dei Pio, con l’appello a fare presto, perché, ha detto, «restituire agli emiliani la loro storia significa lavorare sulla ricostruzione psicologica». Dopo le case e le fabbriche, bisogna trovare dunque i soldi necessari per rimettere in piedi chiese e monumenti dell’Emilia ferita. In cassa ce n’è un terzo. Il commissario Errani dispone di 500 dei 1.400 milioni necessari alla messa in sicurezza del patrimonio pubblico, scuole comprese, ma è ottimista. Il suo assessore all’Urbanistica, Alfredo Peri, ieri ha detto che oltre alla copertura per l’edilizia civile e produttiva - otto miliardi - è disponibile «una quota rilevante» per i monumenti, che «ci consente di attivare una mole elevata di interventi». Semmai, ha spiegato a Carpi, il problema sarà distribuire nel tempo un numero di cantieri così elevato che potrebbe bloccare la "macchina". La ricostruzione dipende dalla Regione ma la gestione è nelle mani dei Comuni che la condividono con i proprietari degli immobili danneggiati, un modello partecipativo che ha permesso di affrontare l’emergenza senza sprechi, conquistandosi una credibilità che è un assegno circolare sui tavoli politici dove Errani e gli altri commissari (Zaia per il Veneto e Maroni per la Lombardia) cercano di ottenere i fondi necessari per chiudere i conti con il terremoto del 20-29 maggio 2012. Nei prossimi giorni l’Emilia renderà noto il programma di ricostruzione ma i lavori su una sessantina di chiese sono già partiti, perché Errani ha autorizzato le diocesi e si è impegnato a coprire i costi, sbloccando una partita che all’Aquila è ferma all’istruttoria. Alfiero Moretti, responsabile della struttura tecnica, ha messo in guardia sull’uso dei fondi europei: «Se perdiamo per strada quei soldi, dovremo pescare nel decreto 74 che copre l’edilizia residenziale e le attività produttive» e ha confermato che manca un miliardo per far quadrare i conti di chiese, municipi e scuole. «Ci daremo delle priorità - ha anticipato - che non saranno quelle realtà in cui sono state create strutture provvisorie». È il caso di 60 scuole e 10 municipi. I beni culturali danneggiati dalle scosse, secondo il direttore del Mibac in Emilia-Romagna Carla Di Francesco, sono 1940; la provincia più colpita è Ferrara; i danni più gravi sono nel Modenese. La stima per la messa in sicurezza è di un miliardo, 409 milioni per gli edifici ecclesiastici. La tipologia più ricorrente sono le chiese con i loro campanili (540). «Abbiamo già iniziato a lavorare per la messa in sicurezza, usando anche fondi Arcus - ha detto - ma vanno superate alcune criticità: le procedure ordinarie ritardano l’iter della ricostruzione».
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