lunedì 27 gennaio 2020
La vittoria non scontata del Pd nella roccaforte rossa, il risultato della Lega inferiore alle attese anche in Calabria, il tracollo del M5s, la tenuta del governo. I commenti dei leader nazionali
Roma, Largo del Nazareno: Zingaretti commenta a caldo i risultati davanti alla sede del Pd

Roma, Largo del Nazareno: Zingaretti commenta a caldo i risultati davanti alla sede del Pd

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La soddisfazione di Zingaretti, la lettura - ancora una volta - nazionale di Salvini, l'imbarazzo di Crimi. Dopo la nottata delle proiezioni e dello spoglio elettorale, i leader politici danno la loro lettura delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. A partire dal commento del premier Giuseppe Conte. Inevitabilmente un test politico nazionale da cui sono emersi dati inequivocabili: la vittoria netta - ma incerta fino a ieri - del centrosinistra nella roccaforte "rossa" emiliano-romagnola, il risultato deludente della Lega - che non sfonda in Calabria dove vince la candidata forzista e le altre liste del centro-destra, il tracollo dei Cinque stelle a conferma di una serie assolutamente negativa del partito di Grillo.

«Non era un voto sul governo: non cambio idea oggi», dice il presidente del Consiglio. Giuseppe Conte sostiene che «c'è chi ha tentato di costruire questa impostazione ed è rimasto evidentemente deluso. Io ritenevo questa impostazione impropria ieri e la ritengo impropria oggi».

Il segretario dem incassa la vittoria, ma già guarda avanti. «Ora pensiamo alle sfide nelle sei regioni - afferma il segretario del Pd Nicola Zingaretti - e nei comuni che andranno al voto prima dell'estate». Zingaretti conferma la tenuta dell'esecutivo, anche ora che potrebbe far pesare sugli alleati il suo successo e il loro fiasco: «Col presidente Conte mi sento quotidianamente, sta lavorando per aprire la fase due del governo. Mi aspetto che da questo voto venga fuori una grande fase di rilancio del riformismo di questo governo». E precisa: «Non pretenderò mai che qualcuno degli alleati venga meno alle proprie idee. Quello che chiediamo è maggiore collaborazione - precisa comunque - e a volte la nostra responsabilità è stata scambiata per subalternità. I risultati credo che facciano chiarezza di questa sciocchezza. Si governa bene da alleati», rassicura Zingaretti. Che fa notare infine come «a nuova sconfitta di Salvini corrisponde un calo dello spread».

«Se Salvini è chiaramente lo sconfitto delle regionali di ieri - è il commento del leader di Iv Matteo Renzi - la sfida nazionale è ancora lunga e tortuosa. E il vincitore di ieri si chiama Stefano di nome, Bonaccini di cognome. Senza la sua testarda dedizione il risultato sarebbe stato diverso. Le pagliacciate di Salvini non hanno funzionato: anzi probabilmente hanno spaventato parte dell'elettorato moderato, decisivo in Emilia Romagna come nel resto del Paese. Ieri il messaggio emiliano romagnolo è stato chiaro: il buongoverno batte il populismo. Il riformismo sconfigge la demagogia. La serietà vince sull'improvvisazione. Davanti ai problemi c'è chi dimezza la disoccupazione e chi citofona al condominio. Gli Emiliano romagnoli hanno scelto chi ha portato risultati, non chi ha esasperato i problemi: il sovranismo si batte così».

Il capo politico del Carroccio, che ha personalizzato il voto regionale e l'ha caricato di temi sovra-regionali, ripropone una lettura nazionale, affermando sostanzialmente che in Parlamento c'è una maggioranza delegittimata diversa da quella attuale del Paese: «C'è una maggioranza formale in Parlamento - afferma il leader della Lega Matteo Salvini - e una sostanziale nel Paese. Ma è evidente che quella maggioranza in Italia non esiste. La differenza è tra forma e sostanza. Vedo un centrodestra al passo coi tempi. Dobbiamo riaggregare. Useremo questi mesi, spero pochi, di opposizione per preparare la squadra a livello nazionale. Porto con me le parole di tanti imprenditori emiliano-romagnoli preoccupati». E annuncia che andrà «presto» in Calabria per festeggiare la vittoria di Jole Santelli.

«In Emilia Romagna - sostiene la leader di FdI, Giorgia Meloni - abbiamo corso per vincere. Non ce l'abbiamo fatta ma penso si debba essere molto soddisfatti del risultato di centrodestra. La vittoria sarebbe stata qualcosa di epocale ma anche aver tenuto tutti col fiato sospeso segna la fine di un'epoca. Ogni territorio è espugnabile. Bisogna battersi perché tutto è contendibile e non esistono più le roccaforti».

Chi ha perso in modo rovinoso è senza dubbio il M5s: «Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali - prova a dire il capo politico reggente di M5s, Vito Crimi - ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento e ci permetterà di essere più presenti sui territori. Sarà fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, di non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese. A volte ci si trova a dover scegliere tra il consenso e il bene dei cittadini».

Di diverso avviso il deputato M5s, Paolo Lattanzio, per il quale «il primo punto è che occorre schierarsi. Non parlo di alleanze, ma di posizionamento. Il ritorno del bipolarismo è un dato di fatto da mesi, a livello globale. Negarlo non significa che non esista, anzi! Io credo e auspico, come dico da tempo, che il Movimento si schieri apertamente e definitivamente in un campo progressista di centro sinistra, portando i propri temi e i tratti di novità che è ancora in grado di produrre ma che non trovano rappresentanza in una terza via che, è evidente, nel Paese nessuno vede».

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