sabato 2 febbraio 2013
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«Molte delle persone che incontro sono sinceramente indecise. Sono deluse sia dal Pdl sia dal Pd. Ma è una partita che ormai gioco solo con Silvio. L’asse Bersani-Vendola ha già incassato tutto ciò che poteva incassare...». Mario Monti negli ultimi giorni si è convinto che il centrosinistra abbia già fatto il pieno, e che la cospicua percentuale di elettori tentati dall’astensione e da Grillo possa essere conquistata o dalle «promesse illusorie» di Berlusconi o da un «serio tentativo di cambiamento, il nostro». Così si spiega l’esternazione che mette il Pd nella linea di successione del Pci.Il Professore, ovviamente, conosce bene le differenze tra il vecchio Partito comunista e il progetto democratico. Ma sa altrettanto bene che tra gli indecisi si annida la gran parte di coloro che temono un governo «a trazione Vendola-Cgil». Quell’accenno al retaggio "falce e martello" di Bersani e compagnia serve - dicono alcuni suoi sherpa - a mettere «uno steccato ideale», buono per competere con il Cavaliere nella «riconquista dell’ultima ora». Un’operazione delicata che si accompagna ad un continuo richiamo a votare («Più cittadini vanno alle urne più aumenta la possibilità delle larghe intese», commentano i suoi...) e ad un sempre maggiore dettaglio programmatico.Ieri, nel tour del Sud, Monti ha parlato di un fondo per i giovani da 1,5 miliardi, di tagli Irap a partire dal Mezzogiorno (meno 11,5 miliardi a fine legislatura, con primi benefici nel 2014), riduzione del cuneo fiscale per occupati sino a 29 anni. E ancora: "export bank" per l’internazionalizzazione, fondi privati per incubare imprese, lotta all’evasione e «tolleranza zero» contro la criminalità, corretto uso delle risorse europee. Oggi, poi, presenterà la riforma-Ichino del lavoro, con contratto unico a tempo indeterminato e flessibilità in uscita per i primi due anni. Si annuncia anche una «grossa sorpresa» per le donne, si ipotizza sul tema della conciliazione lavoro-famiglia. Ma non sono tutte rose e fiori. A Matera il professore è stato accolto da qualche fischio. «Hanno ragione – ha commentato –. L’Italia è stata dilapidata per venti anni».
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