martedì 28 maggio 2013
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Ieri mattina l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Santo Marcianò, accompagnato da alcuni sacerdoti, ha fatto visita alla famiglia di Fabiana Luzzi (che appartiene alla locale comunità dei testimoni di Geova), uccisa venerdì dal suo fidanzato, per portare la sua solidarietà e quella dell’intera arcidiocesi. Subito dopo, parlando con i giornalisti, il presule ha voluto riflettere sul tema dell’emergenza educativa.Lei ha parlato della necessità di «una rivoluzione educativa», chiamando in causa istituzioni, famiglia, Chiesa… Come pensa la si possa concretizzare?Assieme allo sgomento per quanto accaduto, non possiamo non interrogarci su come stiamo affrontando la questione educativa alla quale come Chiesa abbiamo, peraltro, dedicato questo decennio. Sempre di più si sperimenta quanto sia infruttuoso l’intervento educativo se non si svolge in sinergia tra la famiglia, la scuola e tutte le varie istituzioni. Ma forse il cuore del problema sta nel fatto che il contenuto da privilegiare è l’educazione alla cultura della vita che significa rispetto incondizionato di essa, e che richiede un’attenzione pedagogica particolare anche sul versante dell’educazione alla sessualità, come integrata in un autentico progetto di amore e di rispetto per l’altro.

È dunque, la nostra, una società così disposta ad arretrare, a cedere posizioni, rispetto ai valori fondanti?Il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, alla recente assemblea generale dei vescovi si è chiesto se questi fatti non siano aiutati dal «devastante vuoto interiore che genera spregio della vita propria e altrui», e se «la ricorrente violenza sulle donne a cui assistiamo con raccapriccio non indica a sua volta il deserto di quei valori spirituali e morali così spesso denigrati o derisi come merce vecchia da buttare in soffitta». Bisogna, dunque, scuotersi: la Chiesa non può vincere da sola questa sfida, per cui è necessario lavorare insieme per riaffermare e difendere con coraggio i valori della vita e della dignità di ogni persona umana, valori sui quali si costruisce il vivere civile e si può rintracciare, in questi tempi di buio morale, un raggio di luce per il presente e il futuro nostro e dei nostri figli.

Quali azioni formative ritiene indispensabili per educare ad un giusto rapporto tra i sessi, alla luce della sua esperienza in questo territorio?Nel rapporto affettivo in genere, e così anche nel rapporto tra i sessi, assistiamo ad una sempre maggiore enfatizzazione del piano dei sentimenti. Il "sentire" diventa l’assoluto da soddisfare nell’immediato; manca nei ragazzi (e non solo nei ragazzi) proprio una "educazione dei sentimenti". Le scelte guidate dal semplice "sentire" portano ad avere rapporti immediati e fugaci, si è condotti a volere dare sfogo ad ogni impulso, ad ogni emozione, sia essa la gelosia, il possesso… e questo sfocia anche nella violenza. Il percorso di educazione alla cultura della vita va, dunque, accompagnato con un percorso di educazione dei sentimenti, avendo chiara una visione antropologica globale della persona, in cui anche la ragione, la libertà, la volontà, la capacità di scegliere, di rinunciare e di amare siano sufficientemente curate.<+nero>Qualcuno, come spesso purtroppo accade, a margine del tragico evento ha voluto puntare l’accento sul luogo dove è avvenuto l’omicidio, la Calabria. Cosa si sente in dire in proposito?<+tondo>Mi sembra fin troppo evidente che il problema sia più che altro espressione di un tempo che stiamo vivendo piuttosto che di un luogo o di una regione specifica. La cronaca, purtroppo, ci informa sui troppi casi che si verificano in tante parti del nostro Paese e che obbligano tutti a porsi delle domande anche su un certo tipo di informazione, dove si esprime un’attenzione morbosa sui fatti di cronaca. Non lo possiamo negare: certa cronaca sta condizionando questo fenomeno inducendo una certa emulazione.

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