martedì 29 ottobre 2019
Il sottosegretario, in audizione alla Camera, disegna i contorni della nuova riforma del settore. Necessaria ma non facile. Il problema dell'informazione e dell'approfondimento si fa sempre più acuto
Un'edicola a Milano, come una specie in via di estinzione (Fotogramma)

Un'edicola a Milano, come una specie in via di estinzione (Fotogramma)

COMMENTA E CONDIVIDI

In Italia si acquistano sempre meno giornali. Quotidiani, settimanali, mensili. Molte testate negli ultimi 20 anni sono scomparse. Anche le edicole si sono ridotte in modo drastico: in 21mila hanno chiuso i battenti, da 36mila che erano. Una perdita di informazione che non sembra essere stata rimpiazzata né dai giornali acquistati in digitale, né dai libri cartacei o digitali, o dai blog oppure dai social. Eppure la lettura e l'approfondimento fanno parte integrante dello sviluppo culturale e democratico di un popolo.

Editoria in crisi profonda, quindi. Ed è ora di cambiare qualcosa. O almeno di provarci. Come vuole fare il sottosegretario Andrea Martella, che in audizione alla Camera ha disegnato i contorni della nuova riforma del settore che il governo intende portare avanti.

Un progetto non facile perché anche in questo ambito "La disciplina che regola l'intervento dello Stato - come ammette Martella - è il frutto di una stratificazione di norme che si sono succedute negli anni". Ne è derivata "una condizione di instabilità" del quadro legislativo e "di incertezza sulle risorse disponibili che ha in molti casi condizionato la stessa efficacia dell'intervento pubblico".

A questo punto però un riordino della legislazione "non è più differibile. Occorre una nuova legge di sistema per l'editoria, per qualche verso paragonabile per impatto a Industria 4.0. Una legge che potremmo definire Editoria 5.0", azzarda Martella.

Pluralismo e valori costituzionali. Il sottosegretario difende a più riprese il pluralismo dell'informazione, indispensabile per assicurare "la formazione di un'opinione pubblica libera e criticamente fondata e dunque a garantire le condizioni stesse per il mantenimento dell'ordinamento democratico". Ma di fronte a uno scenario "del tutto inedito", occorre dunque "un radicale cambio nell'approccio ai problemi dell'informazione. Che comunque trovi fondamento nei valori costituzionali". Martella prende perciò le distanze da chi (anche tra i colleghi pentastellati) ha sempr attaccato il finanziamento statale. "L'intervento pubblico a sostegno dell'editoria e del sistema dell'informazione non solo è giustificato, ma addirittura imposto al legislatore ai fini del rispetto del pluralismo", dice di fronte ai parlamentari.

I numeri raccontano un sistema in crisi. A fronte di una diffusione dei quotidiani in Italia che si attestava a 5,5 milioni di copie nel 2007, sono oggi circa 2 milioni le copie giornaliere rilevate dagli ultimi dati Fieg. In 10 anni sono andate perdute quasi due copie su tre, con una tendenza che non mostra segni di inversione. In affanno anche il mercato delle copie digitali: meno 3,4% il dato relativo al 2018 sull'anno precedente.

Male, poi, i ricavi pubblicitari: nell'ultimo decennio, il fatturato si è ridotto del 71,3% complessivo, ad un ritmo maggiore del 10% l'anno.

Guardando poi alle edicole, che per Martella continuano a svolgere "una funzione di servizio pubblico", la fotografia è impietosa: nel 2001 le edicole vere e proprie - cioè i chioschi e i negozi che vendevano esclusivamente giornali, riviste e altri prodotti editoriali - erano più di 36 mila. Alla fine del 2018 anno quel numero era sceso a 15.000. Significa che in 18 anni sono scomparse dalle nostre città ben 21 mila edicole.

I giovani e la professione giornalistica. Alla crisi, però, secondo il sottosegretario giallorosso, bisogna rispondere pensando anche alle giovani generazioni: "Ritengo indispensabile, anche ai fini della gestione delle vertenze occupazionali in essere, che tutti gli strumenti di incentivo economico alla ristrutturazione aziendale offerti dalla legge - a partire dai prepensionamenti già previsti dall'ordinamento vigente per i casi di crisi - siano in ogni caso condizionati a un effettivo turnover generazionale, cioè alla stabile assunzione di giovani", spiega, individuando nella misura almeno di una assunzione ogni due prepensionamenti assistiti da ammortizzatori sociali. Previsto poi "a breve" il nuovo insediamento della commissione sull'equo compenso prevista dalla legge.





© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: