martedì 15 novembre 2016
Le prime emergenze vengono gestite nei centri d’accoglienza, forniti di tutti i macchinari
Ecografie e riabilitazioni. L'ospedale ora è in tenda
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Bave di vento soffiano e salgono per le scale. Muri storti, letti sfatti. I pasti per i degenti ancora sui tavolinetti e ancora un paio di borse e una scatola di scarpe di qualche paziente in un angolo. L’ospedale Santa Rita, a Cascia, è uno spettro gonfio di crepe e silenzioso. Inagibile, i cancelli sono sbarrati, tutt’intorno c’è il nastro bianco e rosso e qualcuno ha scritto anche, in grande col pennarello, ' Chiuso' sulle porte d’ingresso.

Evacuare in fretta. «Era un’eccellenza, venti posti di riabilitazione e dieci di residenza sanitaria assistita. Ma lo ricostruiremo», dice l’assessore regionale umbro alla Sanità, Luca Barberini. È stata dura qui, com’è facile intuire: «Alle diciotto del trenta ottobre – dice – abbiamo evacuato circa trecento persone, disabili e pazienti in residenze protette. Ciascuno su un’ambulanza, ma anche con gli elicotteri». E questa è stata la «difficoltà maggiore, evacuare fuori dal cratere e in fretta».

Radiografie ed eco. A Norcia è stato allestito un ospedale da campo con tutti i crismi. C’è l’ecografo (preso e portato dall’ospedale) e c’è la macchina per le radiografie. «Utilizziamo il ' Codice T16' per i terremotati – spiega Luciana Gregori, tecnico di radiologia del Presidio ospedaliero di Norcia – che così, anziché andare a Spoleto o Foligno per fare le radiografie, vengono qui, perché l’apparecchiatura comunque è buona». Il primo problema di questa gente «è lo stress – racconta Laura Torricelli, psicologa volontaria dell’Associazione Emdr Italia e che arriva da Reggio Emilia –. Da un lato impedisce di organizzare ciò che va fatto in questo momento, dall’altra implica un problema anche rispetto a una proiezione futura».

La tenda per le riabilitazioni. Anche a Cascia c’è un presidio ospedaliero da campo e più che operativo. Per esempio una grande tenda funge da 'Sala emergenze', dove «trattiamo subito i casi più acuti, che poi verranno trasportati negli ospedali più vicini», dice Gino Capitò, responsabile del Servizio riabilitazione dell’ospedale 'Santa Rita'. A proposito, qui c’è anche una tenda tutta particolare: «All’interno ha tutto ciò che serve per la riabilitazione, quindi lettini, magnetoterapia e angolo per la logopedista». Il problema vero, adesso, «è ripristinare e garantire tutti i servizi e dappertutto», spiega l’assessore. L’ostacolo più grosso? «L’accesso, le strade. Insomma, la viabilità che è un problema». Quel che vuole la gente è chiaro: fare prestissimo e bene. «Serve un impegno forte, non solo da Regione e Comuni – dice Barberini –, ma soprattutto dal governo e direi dall’Unione Europea. Devono sostenere la ripresa di questi territori ».

Il bastone della nonnina. Sorride l’assessore, a chiedergli l’episodio più emozionante che gli sia capitato. «Siamo andati con la Protezione civile in una frazione di Cascia, per provare a convincere un signore molto anziano, che da qualche anno ha la Peg, ad andare in qualche struttura alberghiera, visto che la sua casa era praticamente crollata. Il capo della Protezione, non conoscendo come sono fatte queste persone, ha insistito molto. E di fronte a tanta insistenza, la moglie dell’uomo, un’ottantenne con il bastone, s’è spazientita e gliel’ha... fatto sentire sulle spalle!».

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