sabato 24 ottobre 2020
Il bilancio dei decessi in Italia nei primi otto mesi del 2020: +8,6 su base nazionale, +19,5% al Nord
Tumulazione delle ceneri al cimitero di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, nell’ultima settimana di aprile

Tumulazione delle ceneri al cimitero di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, nell’ultima settimana di aprile - Ansa

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Caro direttore,

l’Istat ha diffuso i dati sul totale dei morti, per qualunque causa, registrati nei primi otto mesi del 2020 prendendo in esame, per la prima volta in modo esaustivo, l’insieme di tutti i 7.903 Comuni italiani (al 31 agosto 2020). Tali dati, confrontati con gli stessi valori riferiti a ogni anno del quinquennio 2015-2019, hanno consentito di cogliere, nella sua reale entità e al di là di ogni ambiguità di ordine definitorio, l’ammontare della mortalità aggiuntiva, per lo più indotta (direttamente e no) dall’azione di Covid-19. Essi ci raccontano una fase storica dai contorni drammatici, che è iniziata con l’arrivo della primavera e che vorremmo tanto non proseguisse sino a comprendere l’inverno che ci attende.

Di fatto, dunque, i più recenti dati Istat mostrano come l’andamento dei decessi per il complesso delle cause abbia segnato una marcata distinzione tra i primi due mesi del 2020 e il successivo bimestre di marzo e aprile. Se infatti all’inizio del corrente anno si andava accreditando, nel confronto col recente passato (il corrispondente valore medio 2015-2019), una sostanziale diminuzione della frequenza di morti, a partire dal mese di marzo è intervenuta una diffusa e traumatica "rottura" di tale tendenza. A livello territoriale è il Nord l’area in cui il cambiamento di rotta è stato più dirompente per via della rapida diffusione dell’epidemia di Covid-19. In particolare, in Lombardia si è passati da una apprezzabile diminuzione dei decessi del 5,8% nel bimestre gennaio-febbraio 2020 – rispetto allo stesso bimestre 2015-2019 – al drammatico primato di un aumento del 191,2% nel mese di marzo, seguito dal +69,1% dell’Emilia-Romagna e dal +62,2%, del Trentino Alto-Adige. Ad aprile, benché sia emersa una moderata attenuazione dell’eccesso di mortalità proprio nelle due regioni, Lombardia e Emilia Romagna, che più avevano subito la crescita a marzo, l’aumento è rimasto intenso e senza eccezioni per l’intero Paese: i decessi totali sono scesi, nel complesso, dagli oltre 85mila di marzo ai 72mila di aprile e si è passati da un aumento medio del 47,2% al 39,2%. La situazione sembra essersi volta in meglio nel corso del mese di maggio: a livello nazionale, i decessi totali sono risultati ancora lievemente superiori alla media rispetto allo stesso mese del 2015-2019 (+2,1%) e solo in 3 Regioni (Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige) l’eccesso di decessi è rimasto ancora nell’ordine del 10%.

Finalmente nei mesi di giugno e luglio l’orizzonte si è decisamente schiarito. A livello nazionale il calo del numero dei decessi – sempre rispetto alla media 2015/2019 – è stato, rispettivamente, dell’1,5% e del 3% e, nello stesso periodo, la variazione è risultata negativa per tutte le ripartizioni. Solo in poche realtà regionali sono rimasti eccessi di mortalità (ad esempio in Sardegna), ma si è trattato per lo più di valori relativamente contenuti. D’altra parte nel mese di luglio anche la Lombardia ha fatto registrare, per la prima volta dall’inizio della pandemia, un numero di decessi inferiore rispetto alla media del 2015-2019 e tale variazione è stata negativa del 4,9%. La tendenza al miglioramento è poi proseguita ad agosto, un mese durante il quale i dati sembravano aver offerto un messaggio di speranza che prefigurava l’uscita dal tunnel. La frequenza di decessi si è infatti complessivamente stabilizzata sui livelli medi del recente passato e ha portato il bilancio della crescita di mortalità nei primi 8 mesi del 2020, rispetto al quinquennio precedente, a un +8,6% su base nazionale; un surplus che è stato sostanzialmente generato dal solo Nord (+19,5%), in quanto il Centro e il Mezzogiorno, rispettivamente con -0,2% e -1,1%, si sono caratterizzati per una riduzione del numero dei morti durante il complesso dei primi 8 mesi del 2020.

Ma quale sarà il seguito della storia? Le fonti ministeriali ci informano che dal 1° di settembre a tutt’oggi il totale cumulato dei decessi attribuibili unicamente a Covid-19 è passato da 35.491 a 36.698 unità: circa 1.200 casi in più, cui vanno verosimilmente aggiunti quelli provocati, indirettamente, dall’infezione e dalle condizioni di contesto legate al comportamento dei soggetti a rischio e all’accessibilità ai sistemi di cura. Non dimentichiamo poi che la curva ha tendenzialmente ripreso a salire con una certa regolarità già a partire dai primi di ottobre. Questo ci induce realisticamente ad affermare che la lettura dei dati che Istat ha reso ora disponibili non deve far credere che l’emergenza di Covid-19, nelle sue manifestazioni più gravi, possa ritenersi chiusa con la stagione estiva.

Occorre essere consapevoli che siamo tuttora nel pieno della bufera. E che, proprio per questo, dobbiamo tutti comportarci con senso di responsabilità e con il massimo rispetto per la vita, nostra e di chi ci sta accanto. Perché ogni unità in più nella conta dei decessi non è solo un "caso statistico", è una persona che forse potevamo salvare; è la testimonianza di una sconfitta che non vogliamo dover amaramente ammettere.

Presidente Istat

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