venerdì 12 maggio 2017
Quella che si ha davanti è la sfida del futuro. Perché se è vero che l’Italia nel 2016 ha 86mila residenti in meno e le nascite hanno raggiunto un nuovo record negativo (474mila nati)
(Foto Siciliani)

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Quella che si ha davanti è la sfida del futuro. Perché se è vero che l’Italia nel 2016 ha 86mila residenti in meno e le nascite hanno raggiunto un nuovo record negativo (474mila nati), è altrettanto vero che nel nostro Paese permangono 'isole felici' come la provincia di Bolzano da cui si può prendere spunto per nuove politiche demografiche.

Il Rapporto sulla sussidiarietà 2016-2017, quest’anno dedicato alla crisi demografica e curato dal demografo Gian Carlo Blangiardo, tenta di andare oltre i dati per arrivare a definire cinque sfide demografiche per l’Italia, che potrebbero portare a fare il grande salto tra il 'dire' e il 'fare' su famiglia e natalità. Prima tra tutte il recupero del patrimonio demografico perduto, partendo da misure continuative e coordinate, che permetterebbero di ridimensionare il quadro pessimistico delle statistiche (sotto 400mila nati nel 2062) in cui comunque si stima ci saranno almeno 60mila nuovi nati in meno di oggi. Questo perciò implica una seconda missione: rilanciare la natalità come investimento. «Il differenziale tra il desiderio di maternità e i figli avuti ci può dare un po’ di ottimismo», secondo il ministro con delega alla Famiglia Enrico Costa durante la presentazione del rapporto a Roma, perché mostra che «se si lavora sugli elementi che determinano quella forbice, si potrà ridurla». È «una questione di riconoscimento e di dignità».

Da qui – l’esempio – il recupero dell’esperienza trentina delle tagesmutter, «l’andare verso il Fattore Famiglia e un riconoscimento fiscale significativo» a chi sceglie la famiglia. Per anni ci si è illusi che il contributo alla natalità da parte degli immigrati potesse compensare il calo dei figli per donna delle italiane. Ma anche loro sono scese da 2,65 figli per donna nel 2008 a 1,95 nel 2016 in cui i nuovi nati stranieri si sono fermati a 61mila. Ecco la necessità, sottolineata da Blangiardo, di una terza sfida: passare «dall'accoglienza solidale all'inserimento sociale dei migranti». Anche perché se non s’inverte la rotta in un futuro non troppo lontano, ricorda ad Askanews il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, «avremo meno forza lavoro, ci saranno più anziani da assistere, il sistema del welfare crollerà e andremo verso il collasso».

Fondamentale comunque è anche «raccontare la crisi demografica sui media, sensibilizzare la popolazione», questa la quarta sfida. Tutt’altro che secondaria la responsabilità dei mezzi di comunicazione, ricordata dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio, per dare sui figli «uno sguardo fuori dalle letture consuete che costruiscono una percezione sballata». Se perciò non si daranno risposte concrete con «politiche che considerano i figli come risorsa», continua, si arriverà al «suicidio demografico», come ha osservato papa Francesco e come ripete, dal 2007, il cardinale Bagnasco.

Senza dimenticare poi che lavoro e demografia vanno a braccetto. Ecco perché non bisogna «disperdere il capitale umano» – la quinta sfida per l’Italia – permettendo a giovani formati di andare all’estero a lavorare. Bisogna avere la capacità, dice così il segretario confederale Cisl Gigi Petteni, d’investire «nel medio e lungo periodo anche con il rischio dell’impopolarità nel quotidiano ». La strada è quella della politica, è la conclusione del vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà Sandro Bicocchi, ma anche quella della «valorizzazione dell’educazione alla famiglia» e del «ruolo della rappresentanza».

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