lunedì 25 settembre 2017
Da Ischia le denunce e le proposte per affrontare la gestione illecita e il settore del riciclo. Il sostituto procuratore Maresca: inserire la tutela dell'ambiente nell'agenda politica del Paese
Ecco come "disinquinare" il mercato dei rifiuti
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Dalla Eco x di Pomezia alla Eredi Bertè di Mortara, da Alcamo a Torino, la lunga scia degli incendi degli impianti di rifiuti in Italia, 250 roghi in tre anni, 80 da maggio a oggi, è stata al centro del Forum internazionale sull’economia dei rifiuti promosso dal consorzio nazionale Polieco (riciclaggio dei beni a base di polietilene), che si è svolto a Ischia il 22 e 23 settembre.

La direttrice del Polieco, Claudia Salvestrini, nell’elencare impianti e titolari interessati dal fenomeno ha sottolineato che «ogni incendio è collegato ad altre realtà del settore che hanno subito o un'ispezione o un sequestro o un altro evento di combustione dei rifiuti».

Fra le cause ipotizzate, assenza di controlli rispetto al rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che spesso non hanno i requisiti necessari per gestire cumuli elevati di rifiuti e un sistema che garantisce agli imprenditori del settore un mero profitto economico, senza un’ effettiva capacità di smaltimento.

Tanto è emerso dal Forum, quest’anno dal titolo Disinquinare il mercato, che ha visto al confronto 43 relatori, quattro sessioni di lavori, dieci ore di interventi, 28mila persone raggiunte, 2.500 utenti in diretta streaming.

Mettendo insieme il mondo dell’impresa del riciclo, la legislazione nazionale ed europea, delle attività della magistratura e della ricerca, le dinamiche della gestione illecita dei rifiuti sono state approfondite sotto vari profili.

Dure critiche alla nuova legge sugli ecoreati sono state riservate dal magistrato Gianfranco Amendola, autore di migliaia di inchieste sulla tutela dell’ambiente. «Qualificando tutte le violazioni ambientali come ecomafia, si rischia di ingenerare l’opinione che ogni anno siano perseguiti migliaia di reati commessi da organizzazioni criminali – ha detto Amendola - invece è esattamente il contrario visto che la nuova legge ha fornito solo una procedura per evitare ai responsabili degli ecoreati il processo penale».

A fargli da eco il sostituto procuratore presso la Dda di Napoli Catello Maresca, che ha rimarcato la necessità di «inserire la tutela dell’ambiente nell’agenda politica del nostro Paese».

«Il fatto è che i punti su cui il legislatore dovrebbe intervenire - ha affermato Alessandro Milita, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e già pm del processo Resit che ha condotto alla sentenza storica di condanna nei confronti dell’imprenditore ecomafioso Cipriano Chianese, per disastro ambientale ed inquinamento della falda acquifera - riguardano i delitti già realizzati, ma non ancora accertati. Ci sono infatti, una serie di ‘bombe chimiche’, inesplose o parzialmente esplose e in questi casi il problema è quello di considerare il reato ancora in fieri poiché, anche se è stato compiuto decenni prima, non si è ancora manifestato».

Sulla necessità di rivedere il sistema della raccolta differenziata, è intervenuto il responsabile del settore Energia e Ambiente dell’Anci, Ivan Stomeo. «Quello che avrebbe dovuto essere festeggiato come un ottimo risultato, ossia la crescita della raccolta differenziata, si è trasformato in una criticità: in questo contesto non è più rinviabile una seria riflessione», così Stomeo ha commentato le difficoltà registrate negli ultimi mesi nel mondo della raccolta della plastica, sottolineando che «il problema oggi è che i Comuni sostengono i costi di raccolta senza beneficiare di alcuna valorizzazione economica».

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