venerdì 17 aprile 2020
Ristorazione il comparto più critico. Dubbi su commercio e musei. Ok tessile, metallurgia e automotive. Gli oratori? Sulle iniziative di gruppo che prevedono contatto fisico occorre la massima cautela
Ecco chi può riaprire subito. Resta il nodo delle modalità
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Roma Una tabella Excel con le attività produttive ordinate su tre criteri: aggregazione sociale, 'rischio integrato' e stato attuale (attivi o sospesi in base al Dpcm di Conte del 25 marzo). Il primo lavoro della commissione Colao filtra nel patto di silenzio siglato dai 17 esperti. E dà un dato, molto parziale: incrociando il tasso di aggregazione e il tasso di rischio, buona parte delle attività sospese potrebbero ripartire. Ma, evidentemente, non è questo il punto. Perché se si riesce a inquadrare bene il rischio esistente all’interno dei luoghi di lavoro, non ci sono ancora soluzioni rassicuranti su tutto quanto è 'contestuale' al lavoro: trasporti, mobilità privata, spostamenti tra province e Regioni, attività di ristorazione collegate ai tempi di lavoro. Il nodo non è il «se» ma il «come». E la quadra ancora non c’è, eccetto alcune idee ancora non dettagliate - sugli orari di inizio e fine dei turni sfalsati tra uffici pubblici e attività private, con la prospettiva di gravare meno sul trasporto pubblico locale e distribuire le affluenze su più ore della giornata. E al netto della polemica politica, alcune idee venute ieri da Lombardia, Piemonte e Veneto (ma non solo) stanno anche all’ordine del giorno di Colao: ovvero la settimana lavorativa su 7 giorni e la giornata distribuita su più ore, il mantenimento di quote obbligatorie di smart working e telelavoro.

Ristorazione, tempi lunghi. In base alla tabella, il suggerimento sarebbe quello di non correre verso la riapertura di chi ha livelli alti sia di aggregazione sia di rischio integrato. La ristorazione è l’attività più delicata. Sarebbe una mazzata per un comparto cruciale del Paese. Portano criticità per i volumi di aggregazione di persone, in ordine di complessità, il trasporto aereo e il trasporto marittimo, entrambi attivi per garantire i servizi minimi. Nonostante la classe di rischio integrata bassa, hanno criticità per i volumi di aggregazione cinema e l’intera area delle attività artistiche, creative, di intrattenimento e sportive. Anche le biblioteche, i musei e gli archivi sono evidenziate in rosso e in giallo, a segnalare criticità. Confermata la pericolosità sia sul profilo dell’aggregazione che del rischio sanitario delle sale per l’azzardo. Il commercio si trova in una zona di mezzo tra opportunità e rischi, ed è un’altra grana per il decisore politico.

Le fabbriche possono riaprire. Nella tabella si evidenzia che alcune attività produttive sospese il 25 marzo hanno le condizioni per ripartire: metallurgia, tessile, estrazione di minerali, tabacco, automotive, fabbricazione di mobili, cantieri edili, agenzie immobiliari, tour operator. Ma soprattutto, scorrendo questo primo lavoro della 'task force', si evince anche che la prima stretta dell’esecutivo sulle attività produttive non è stata così radicale come sembrava dalle percezioni: un buon numero di 'codici Ateco' erano e possono restare attivi. Cui aggiungere tutte le aziende che hanno ricevuto le autorizzazioni ad hoc dei prefetti.

Oratori e campi estivi? Le attività di tipo alberghiero, che prevedono presenza di molte persone in spazi anche solo parzialmente chiusi, saranno le ultime a poter ripartire. E anche sulle iniziative di gruppo che prevedono contatto fisico occorre osservare la massima cautela, sarà possibile riprenderle solo in aree dove i casi di contagio siano ormai isolati, individuabili e subito circoscritti.

Vale anche per le attività di gruppi parrocchiali? A maggior ragione. Diversamente, in ambienti chiusi dove si creano forme di assembramento, se partecipa uno contagiato si ammalano tutti. Capitolo scuole: una pietra sopra a questo anno scolastico? Non ha senso pensare a una riapertura anche solo parziale, considerando che il nostro sistema scolastico non può prevedere riaperture in una parte del Paese mentre altrove è ancora tutto chiuso. Concentriamoci piuttosto sulle regole da osservare a settembre. Bisognerà evitare che tutti entrino ed escano insieme da una scuola, diradare le presenze nelle classi, usare le mascherine, osservare le regole sanitarie di base. È tutta un’organizzazione della vita che cambia. Anche sul lavoro? Certo: sempre distanziamento, mascherine, igiene personale e ambientale, ricordando che queste norme valgono anche per gli spostamenti tra casa e lavoro. Ci sono poi attività più o meno esposte al rischio di contagio, che ad esempio – per intenderci – è massimo per i dentisti, mentre ci sono fabbriche o aziende dove la distanza tra i lavoratori è già assicurata. Dovunque la dirigenza dovrà mettere sotto controllo i fattori di rischio. Anche questa è un’abitudine che dobbiamo imparare a prendere per convivere col virus, finché non arriverà il vaccino.

Consuetudini nuove anche a casa? Le stiamo già prendendo, ma quando torneremo a frequentare altri ambienti, dove saranno osservate le regole che ho detto, una volta rincasati sarà necessario cambiare gli abiti e riporli in una zona sicura, lavarci bene le mani, curare l’igiene degli ambienti comuni. Niente vacanze? Inutile dire che sarà un’estate in cui osservare la massima attenzione. Data sempre la premessa del criterio di riaperture su base geografica, dovremo scordarci luoghi affollati, così come alberghi e aerei dove non sia garantito il diradamento della capienza nelle condizioni di sicurezza massima. Gli anziani patiscono l’isolamento, più pesante quanto più si annuncia lungo. Come abbiamo visto, sono la categoria più vulnerabile, specie se hanno già altre patologie. Alle condizioni che abbiamo visto, andrà consentita almeno l’uscita di casa per una passeggiata ma senza mai mettere a rischio la loro vita. Se il distanziamento fisico è inevitabile, alleviamogli almeno quello sociale facendogli sentire tutta la nostra prossimità affettiva.

Che Paese sta emergendo da questa crisi? Un Paese responsabile e sostanzialmente disciplinato, ma che sta scontando carenze strutturali gravi: lentezza nell’assumere decisioni, frammentazione delle autorità, burocrazia, scoraggiamento delle responsabilità, paura di pagare conseguenze penali per scelte necessarie. I decisori devono capire che questo è un cambiamento epocale, che segnerà il futuro e che ci sta insegnando molto. Ad esempio, a investire sul futuro: scuola, ricerca, conoscenza. E sanità. I tagli del passato li stiamo pagando tutti, a caro prezzo.

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